Sono sempre più sconfortanti i dati dell’Istat, che ancora una volta rappresentano l’Italia come fanalino di coda nel settore dell’occupazione giovanile. I Neet, ovvero tutti quei giovani che non studiano e non lavorano, sarebbero due milioni e mezzo e rappresenterebbero addirittura il 26% degli under 30 in Italia. Peggio di noi solamente la Grecia con una percentuale del 28,9%, e siamo molto lontani da nazioni come Germania e Francia, rispettivamente con percentuali dell’8,7% e del 13,8%. Come se non bastasse le statistiche evidenziano un invecchiamento complessivo della popolazione con la presenza, dati relativi al primo gennaio 2014, di 154,1 anziani ogni 100 giovani. In questo caso peggio di noi solamente la Germania con un indice di 158,4.
In aumento anche la povertà
Anche i dati relativi al disagio economico delle famiglie tuttavia sarebbero particolarmente allarmanti; secondo l’Istat il 23,% delle famiglie vivrebbe in uno stato di povertà. Inoltre nella fascia di età fra i 20 e i 64 anni lavorerebbero solamente sei persone su dieci. Il PIL pro capite italiano intanto scende del 6,6% diminuendo ,solo nel 2013, del 2,4% in termini reali, ma sale la pressione fiscale che raggiunge il 43,3% nel 2013.
Tuttavia l’Italia rimane un paese a forte vocazione imprenditoriale, e in questo siamo primi in Europa, con un rapporto fra lavoratori indipendenti sul totale lavoratori in azienda del 30%; l’Italia resta quindi un paese caratterizzato dalla presenza sul territorio di una piccola imprenditorialità diffusa con una dimensione media di impresa di 3,9 dipendenti, fra le più basse in Europa.
Sale il livello generale di percezione della sicurezza e si abbassa per arrivare al 30% la quota delle famiglie che sente un elevato rischio di criminalità nella zona di residenza. Sale il numero dei laureati: ad avere il titolo è infatti il 22,4% degli italiani fra i 30 ed i 34 anni; valori comunque inferiori all’obiettivo del 40% fissato dalla Commissione europea nella Strategia Europea 2020.