Ieri sera, Antonio Ledezma, sindaco di Caracas, capitale del Venezuela, è stato arrestato dall’intelligence su ordine del Presidente Nicolas Maduro: avrebbe organizzato un colpo di stato.
Operazione d’intelligence
L’arresto di Ledezma è stato ripreso da telecamere a circuito chiuso. Nelle immagini si mostra l’irruzione nel suo ufficio di un folto numero di militari in tuta mimetica grigio-nera: uno degli uomini della sicurezza ha detto che erano armati ed hanno utilizzato un’accetta per sfondare la porta.
Hector Urgelles, portavoce del partito di Ledezma, ha dichiarato che gli uomini in uniforme non si sono identificati e non hanno fornito spiegazioni riguardo all’arresto. “Tutto fa pensare che l’operazione sia stata condotta dall’intelligence”, ha aggiunto Urgelles, nelle ore immediatamente successive a quello che è stato definito, dall’opposizione venezuelana, un “sequestro”.
Golpe fallito
Successivamente Maduro ha confermato di aver dato l’ordine di arrestare Ledezma: ci sarebbe proprio il sindaco della capitale dietro un colpo di stato ai suoi danni, tentato negli scorsi giorni. Il Presidente venezuelano ha assicurato che Ledezma verrà processato per i crimini commessi contro la pace e contro la Costituzione del Venezuela; non verrà più permesso alle opposizioni, ha aggiunto Maduro, di condurre una specie di “doppio gioco” partecipando alle elezioni e, nello stesso tempo, cospirando contro di lui con l’appoggio degli Stati Uniti.
Secondo un rapporto del Centro de Militares para la Democracia Argentina (CEMIDA) ai danni dei due Paesi “ribelli” del Sud America, Argentina e Venezuela, sta avendo luogo un “colpo di stato blando” orchestrato dall’amministrazione americana.
I peccati mortali commessi da Maduro e dalla Kirchner sarebbero legati alle numerose nazionalizzazioni in settori strategici come l’energia e i trasporti, ma anche ai buoni rapporti esistenti con Russia e la Cina. Il Venezuela, in particolare, sarebbe sotto attacco per via delle grandi risorse naturali di cui dispone, a partire dal petrolio, le cui riserve, secondo le stime più recenti, supererebbero addirittura quelle dell’Arabia Saudita.