NBA, Plus/Minus: l’analisi delle ultime trade
Si è chiuso nella notte del 19 febbraio il mercato NBA. Ora le squadre potranno tagliare giocatori su cui non hanno interesse o inserire a roster giocatori senza contratto, compresi quelli tagliati dalle altre franchigie. Vediamole una per una.
1)
Ai Miami Heat arrivano i fratelli Goran e Zoran Dragic.
Ai Phoenix Suns vanno Danny Granger, John Salmons e due prime scelte (quella 2017 e quella 2019) degli Heat.
Ai New Orleans Pelicans finiscono Norris Cole, il centro Justin Hamilton e l’ala Shawne Williams.
Trade sicuramente tra le più interessanti, da cui sostanzialmente guadagnano tutte le squadre. New Orleans rinforza la panchina, Phoenix invece ottiene due preziosissime scelte future cedendo uno dei suoi play che però avrebbe sicuramente perso in estate per nulla, visto che il giocatore non pareva intenzionato a rinnovare, e Miami piazza il colpo grosso del mercato rilanciando le ambizioni di avvicinamento al titolo che si andavano spegnendo in un mediocre avvio di stagione. Peccato che siano stati colpiti dalla tegola Bosh, costretto a fermarsi a tempo indeterminato per dei coaguli di sangue nei polmoni. Il giocatore non è in pericolo di vita, ma resta sotto attenta osservazione e ovviamente non si sa se potrà rientrare per i play off. In bocca al lupo.
Anche per quest’anno comunque, per tornare ad una nota più leggera e frivola, il buon Salmons ha cambiato squadra prima del termine degli scambi, perché certe usanze è bene mantenerle inalterate.
2)
I Thunder cedono Reggie Jackson ai Pistons in un giro a tre squadre e ottengono in cambio il centro Enes Kanter, le ali Steve Novak e Kyle Singler e il play D.J. Augustin. A Utah vanno l’ala Grant Jarrett e il centro Kendrick Perkins (che però verrà tagliato subito e cercherà di firmare al minimo salariale con una contender da titolo) e i diritti sul centro Tibor Pleiss, una seconda scelta 2017 dai Pistons e una futura prima scelta di Oklahoma.
Così a pelle OKC con il GM Sam Presti mi pare abbia fatto la magata. Non a livello di Riley con gli Heat, ma quasi. Anche perché in Oklahoma non hanno certo bisogno di una superstar in più, quanto piuttosto di rinforzare una panchina non a livello delle altre contendenti per il titolo. Detto, fatto, ora il roster è estremamente più profondo e competitivo in tutti i ruoli pur avendo ceduto il miglior giocatore incluso nella trade. I Pistons ottengono un play che Van Gundy ritiene adatto alla sua filosofia di gioco, e dopo l’affare Josh Smith non ci sentiamo di contestare l’operato del coach-GM. Ci resta però il dubbio di come la prenderà Jennings quando rientrerà dall’infortunio. Probabile che per lui si parli nel prossimo anno di scambio sul mercato. Vedremo poi come se la caverà il buon Reggie ora che finalmente ha ottenuto una squadra tutta per lui, con minuti, spazio e tiri senza l’ombra di Russell Westbrook a oscurarlo. Utah ha preso un paio di scelte perdendo il suo centro col quale probabilmente il feeling era in calo. Potevano ottenere di più. Il primo Minus da affibbiare è per loro.
3)
I Suns ottengono Brandon Knight e Kendall Marshall (tagliato subito?) dai Bucks.
Milwaukee prende il play Michael Carter-Williams da Philadelphia, la guardia Tyler Ennis e l’ala Miles Plumlee da Phoenix.
Philadelphia porta a casa la prima scelta 2015 dei Lakers che i Suns avevano ottenuto quando gli cedettero Steve Nash. Scelta che però è protetta. Se Los Angeles sceglie entro le prime 5 al prossimo draft i Sixers dovranno aspettare l’anno successivo.
Curioso che a Milwaukee abbiano deciso di sbarazzarsi di entrambi i loro play, vista anche l’ottima annata di Knight (17.8 punti, 5.4 assist e 4.3 rimbalzi di media). Forse il timore di perderlo con la prossima stagione, visto il contratto in scadenza, ha spinto Kidd a dare l’ok allo scambio. Kidd che per lavorare coi giovani playmaker sembra molto adatto. Occhio ai cerbiatti. Phoenix porta a casa un giocatore solido da affiancare a Bledsoe e comunque guarda al futuro molto più che al presente. Dovessero perderlo in estate non ne farebbero una tragedia.
su Phila poco da dire davvero. Cedere il proprio giocatore che sarà pure criticato da qualcuno per le sue qualità, ma il trofeo di Rookie dell’anno lo aveva comunque vinto, ci sembra un grosso rischio. Soprattutto perché questi Lakers perdono che è una bellezza, e difficilmente la loro scelta non sarà una delle prime cinque chiamate al draft.
Aaron Afflalo (e Alonzo Gee) finiscono a Portland in cambio di Will Barton (play guardia), Victor Claver (vicino al taglio e pronto a tornare in Europa), Thomas Robinson e una prima scelta protetta nel 2016 che finiscono a Denver.
Denver sta facendo pulizia, come leggerete anche più in basso. Il problema è che non danno l’idea di avere una linea logica da seguire. Dei tre arrivi il più promettente pare Robinson. Speriamo che asciugare un po’ le rotazioni serva a dare stabilità alla squadra. Lo diciamo soprattutto per il nostro Danilo.
Portland invece piazza un colpo molto ma molto interessante. Afflalo potrebbe essere davvero il giocatore che serviva per fare un salto di qualità importante, andando a rinforzare la panchina molto debole dei Blazers con la sua versatilità, la sua difesa e i suoi punti. Nel selvaggio West potrebbe non bastare, ma intanto sulla carta il miglioramento è indiscutibile.
4)
Brooklyn spedisce Kevin Garnett a Minnesota in cambio di Thaddeus Young.
Operazione nostalgia se ne esiste una. KG torna nella franchigia che lo ha lanciato e che ne ha fatto una superstar di primissimo livello. E non vi venga in mente che lo abbia fatto solo per sbolognare il contratto del deludente Young. Anzi. I lupi hanno infatti già proposto un biennale al giocatore perché non finisca la carriera quest’anno. Evidentemente l’intenzione è quella di sfruttare tutta l’esperienza di Garnett per far crescere al meglio i tanti giovani del team. Neanche un’idea malvagia. Sarà l’effetto della commozione per questo ritorno, ma per noi il plus ci sta veramente tutto.
I Nets invece, pur portando a casa un giovane e liberandosi di un veterano che lì aveva ancora poco da dire escono sconfitti dal mercato, se è vero che volevano far partire anche Lopez, Williams e Joe Johnson e che tutti e tre sono ancora a libro paga della franchigia. Per loro pollice inesorabilmente verso.
5)
Marcus Thornton e la prima scelta 2016 ottenuta dai Cavaliers passano da Boston a Phoenix in cambio del piccolo Isaiah Thomas.
Mi sbilancio? Colpaccio dei Celtics. Ad oggi per i biancoverdi è molto più utile un play come questo rispetto a uno come Rondo. Il tutto sacrificando la scelta di Cleveland che sarà comunque abbastanza alta, visto che la banda di James sta viaggiando veramente molto forte (15 W nelle ultime 17, mi pare) e un giocatore come Thornton di cui si può fare tranquillamente a meno senza perdere ore preziose di sonno.
A Phoenix come accennato più in alto la rivoluzione è iniziata. Fallito totalmente l’esperimento “Cerbero”, ovvero mettere tre play/guardia che vogliono tanto la palla in mano nella stessa squadra, chiavi in mano a Bledsoe e si riparte con tante scelte al primo giro nei prossimi draft, sacrificando probabilmente nel breve periodo la possibilità di fare i play off quest’anno (difficili comunque, vista la rimonta feroce di OKC), ma con possibilità di passare anche solo il primo turno tendenti palesemente a zero. Ci sentiamo di approvare le scelte dei ragazzi dell’Arizona, stavolta.
6)
Scambio di guardie tra Rockets e Sixers. Si incrociano le strade di K.J. McDaniels (a Houston) e Isaiah Canaan (a Phila). Indovinate un po’? Phila ottiene anche una seconda scelta 2015 da Denver o Minnesota.
Scambio di cui onestamente si sentiva poco sia la necessità che l’utilità. Evidentemente ci saranno aspetti extra cestistici che non sappiamo, perché McD potenzialmente pare un buon giocatore. È necessario continuare a parlar male di Philadelphia o si può glissare con stile? Almeno per rispetto dei tifosi che ci leggono..
7)
Andre Miller a Sacramento in cambio di Ramon Session che va a Washington.
Almeno questa è facile. George Karl è diventato da poco il nuovo coach dei Kings (in bocca al lupo), e voleva un suo ex pupillo per facilitare la transizione al suo sistema di gioco. Detto fatto. Ai Wizards ottenere un cambio di Wall più giovane di Miller schifo non faceva, e quindi facendo 1+1 il gioco è fatto. Passiamo oltre.
8)
I Pistons prendono Tayshaun Prince dai Celtics in cambio di Jonas Jerebko e…. (rullo di tamburi) Gigi Datome!
Premettiamo che in realtà occorre frenare i facili entusiasmi, perché Boston dovrà tagliare uno dei 16 giocatori sotto contratto (il limite è 15) e il nostro è uno dei tre a rischio insieme proprio a Jerebko e a Shavlik Randolph. Detto questo, se dovesse sopravvivere al taglio ritengo che per Gigi la prospettiva di poter giocare almeno minuti di rotazione non sarebbe così campata in aria, vista la situazione e il roster dei biancoverdi. La speranza è quella, spudorata, anche perché qui si ritiene che possa essere da NBA e debba solo dimostrarlo. Che poi è quello che chiede lui stesso. Teniamo le dita incrociate.
Detroit va di operazione nostalgia come Minnesota, ma sta facendo anche pulizia nel roster. Non una brutta idea, e poi come detto sopra, Van Gundy ha del credito da spendere da qui a maggio. Abbondantemente.
9)
New York Knicks prende Alexey Shved e due seconde scelte (2017 e 2019) dai Rockets in cambio di Pablo Prigioni.
Trade buona per entrambe. I Knicks accumulano scelte future per ricostruire, oltre ad aver recentemente transato il contratto con Stoudemire, mentre a Houston arriva un veterano, buon play, intelligente e ottimo tiratore da tre, che nel loro sistema è ideale. Promosse entrambe.
10)
Denver Nuggets manda a Philadelphia il centro JaVale McGee, i diritti sul centro Chukwudiebere Maduabum e la prima scelta (protetta) 2015 di OKC in cambio dei diritti sulla guardia Cenk Akyol
Anche qui Phila si è mossa con il chiaro obiettivo di ottenere altre scelte al primo giro. Per farlo ha dovuto assorbire il contratto pesante di JaValone nostro e i suoi problemi fisici cronici, in un ruolo peraltro in cui hanno due lunghi futuribili come Noel ed Embiid. Phila doveva comunque aumentare il suo monte salari, dato che come detto qui anche in passato erano al di sotto della soglia di contratti consentita per regolamento. Tutto sommato quindi mossa con un senso
A Denver alleggeriscono le spese togliendo un contratto pesante. I diritti su Akyol sembrano la classica palla avvelenata. Se li passano tutti e al momento non interessano a nessuno.
11)
Gary Neal e Troy Daniels A Minnesota insieme a una seconda scelta 2019.
Mo Williams a Charlotte.
Prima di mettervi a ridere pensando “ah ah gli Hornets” (cattivoni), giova ricordare come attualmente siano ottavi a est, equidistanti da settimo e nono posto, seppur privi del loro leader Kemba Walker che starà fuori ancora un mesetto. Giusto quindi inserire un veterano con punti nelle mani che potrà dare una mano.
A Minnesota invece largo ai giovani, e maggiore flessibilità salariale che male non fa.
12)
Gli Hawks mandano il loro rookie Adreian Payne ai Wolves (sempre loro) in cambio di una prima scelta futura.
Occhio perché quella in apparenza più inutile potrebbe essere una delle trade più importanti. Atlanta libera infatti un posto a roster per poter inserire un giocatore tra quelli tagliati o ancora senza squadra, visto che puntano decisamente alla finale NBA. Qualcuno di voi per caso ha detto Ray Allen?
Restate sintonizzati qui per saperlo. Ci risentiamo tra sette giorni.