Guido Crosetto, esponente del centro destra italiano, tra la fine della Prima Repubblica e la Seconda, si racconta al quotidiano Libero. Cuore dell’intervista è l’ex Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, oltre che la diaspora nel centro destra nostrano.
Il primo Presidente di Fratelli D’Italia (partito politico con Giorgia Meloni alla leadership) parla della vita privata. Necessaria in questo momento: “una liberazione” lasciare tutti gli incarichi della sfera pubblica. “Vivo meglio”, confida. “ho preso una pausa entrando nella sfera privata”, sottolinea con veemenza.
Ma, lasciata la vita domestica a parte, Crosetto non perde tempo ed entra nei discorsi del centro destra. Comincia dall’ex Cavaliere, Berlusconi: “contestavo la sua politica economica, per me distruttiva. Il distacco vero è iniziato con la fine del suo governo e l’appoggio a Monti che si è prostrato all’Ue, peggiorando la situazione. A quel punto, ho lasciato il partito. L’ho fatto prima delle elezioni. Senza salire sulla barca, per poi lasciarla una volta eletto. Com’è in uso”. Poi l’esperienza in Fratelli d’Italia, un “sodalizio durato, sì e no, un annetto” per via di “un’esigenza mia. Non ero più combattivo”.
Il centro destra, tuttavia, non è finito, sostiene Crosetto. Anzi, ci sono più centro destra: “tanti pezzi di un futuro contenitore. Prima o poi, dovrà pur nascere qualcosa di simile al Pd che raggruppi il centrodestra attorno a un leader. Ne va dell’alternanza. Se manca, non c’è democrazia”. Quindi elenca una serie di nomi papabili alla guida della coalizione che un tempo fu di Berlusconi: “Giorgia Meloni, Giancarlo Giorgetti, Enrico Costa, ne vuoi altri?”, chiede retoricamente a Giancarlo Perna, di Libero. Ma non c’è il nome di Berlusconi: “Il suo tempo è finito. La differenza tra un leader e un grande leader è che il grande sa quando passare il testimone”.
Crosetto delinea l’uomo Berlusconi. Lo conosce bene, essendo stato membro di Forza Italia per tre lustri e Sottosegretario al Ministero della Difesa nel Governo Berlusconi IV: “per restare mangia i suoi figli (una metafora, ovvio), come Cronos. Finché arriveranno figli che mangeranno lui. Silvio è molto cambiato. La sua parte migliore era la straordinaria umanità. Ora è freddo e cinico. Cosa che non era mai stato. Ha rinunciato all’impegno politico. Vuole solo tutelare le aziende frutto del suo lavoro. Ciò lo obbliga a essere filogovernativo. Il proprietario di Mediaset deve stare con chi governa come una volta i proprietari della Fiat. Con la differenza che Agnelli non aveva un suo partito”.
Poi, Crosetto, conclude l’intervista con impressioni sui nomi e sui fatti più in auge in questo periodo storico: Salvini, per primo (“mediaticamente, è sveglio come un furetto. Ma pensa solo ai voti. Non a farsi una squadra per realizzare un progetto. Crede di essere autosufficiente”), Renzi poi (di lui ama “la determinazione, l’energia, la pazzia, il gusto del rischio. Tutte caratteristiche fondamentali per un leader”, ma detesta la sua fierezza tendente all’autosufficienza, come per Salvini), quindi Mattarella (“Lo conosco bene. Un galantuomo”). Chiude sull’Isis: “quando un’organizzazione ha per scopo di eliminarti perché hai una religione diversa o per obiettivo la tua capitale perché sede di una religione diversa, non hai molta scelta: devi difenderti”.
Daniele Errera