Elezioni Ungheria: la prima sconfitta di Orban
Alle suppletive di domenica Fidesz, il partito di Viktor Orban, incassa la prima sconfitta da 5 anni a questa parte e perde la maggioranza assoluta di due terzi del Parlamento.
Super-maggioranza
I risultati delle politiche parziali di ieri hanno assestato un colpo difficile da digerire per la leadership del premier ungherese Viktor Orban. Alle suppletive per il seggio vacante della grande città di Vezprem il candidato dell’opposizione ha battuto il candidato del partito di governo Fidesz.
Alla tornata, resasi necessaria dopo la nomina a Commissario Europeo alla Cultura, giovani e sport del ministro della Giustizia Tibor Navracsisc, il candidato indipendente Zoltan Kesz ha ottenuto il 43% dei voti mentre Lajos Nemedi, candidato di Fidesz, non è andato oltre il 34%. Un risultato inatteso (Vezprem vota tradizionalmente a destra) e che assume un altissimo valore simbolico visto che, un anno fa, Navracsics aveva vinto con un distacco del 20% sul candidato della sinistra.
Perdendo questa poltrona, il partito di governo ha un seggio in meno (132 su 199) rispetto alla maggioranza assoluta dei due terzi dell’Orszaghaz, il Parlamento ungherese, conquistata nel 2010. È la prima sconfitta degna di nota di Orban che l’anno scorso ha vinto sia alle legislative che alle europee e alle municipali. Il risultato odierno potrebbe replicarsi ad Aprile quando si dovranno tenere delle suppletive per sostituire un deputato della maggioranza recentemente scomparso.
Il Putin Europeo?
Orban si è contraddistinto, sin dal 2010, per una gestione autoritaria e spregiudicata del potere. La maggioranza assoluta in Parlamento, conquistata nel 2014, gli ha dato la possibilità di ridisegnare la Costituzione in senso illiberale. Tra gli ultimi provvedimenti proposti dal premier: la tassazione di internet, considerata un fortissimo attacco alla libertà di stampa, e test anti-droga annuali obbligatori non solo per gli sportivi ma anche per adolescenti e politici.
Il forte calo di popolarità del suo partito, dunque, si inserisce nel quadro di una certa “deriva putiniana” accusata da Orban (di cui le critiche all’Ue riguardo alle sanzioni contro la Russia e i recenti accordi sull’energia con Mosca rappresentano solo una minima parte).
Tuttavia, riferisce Istvan Gyarmati, presidente dell’International Centre for Democratic Transition, intervistato da Matteo Tacconi per Rassegna Est, Orban non vede “nella Russia di Putin un esempio da emulare. Magari delle volte qualche parallelo tra il nostro primo ministro e il presidente russo può emergere, ma fino a prova contraria l’Ungheria è ancora una democrazia; la Russia no”.