Il Presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi propone l’intervento congiunto di una coalizione araba in Libia.
Libia: in gioco la sicurezza dell’Egitto
L’Egitto non ha nessun interesse ad attaccare altre nazioni, ma se sarà necessario interverrà in Libia, possibilmente all’interno di una coalizione di paesi arabi; questo il senso dell’ultimo discorso del presidente Al Sisi, trasmesso ieri dal canale di stato egiziano. Al Sisi ha inoltre aggiunto che Giordania ed Emirati Arabi Uniti hanno offerto di inviare i propri militari.
L’Egitto non ha aspettato il dettato della comunità internazionale e negli scorsi giorni ha lanciato dei raid aerei contro 13 postazioni di miliziani vicini all’Isis “accuratamente esaminate e studiate” nei pressi della città di Derna, est della Libia, dopo la pubblicazione di un video in cui si mostra la decapitazione di 21 cristiani copti di nazionalità egiziana.
Già lo scorso novembre, secondo indiscrezioni riportate da The Associated Press, l’Egitto aveva in previsione di formare una forza di intervento rapido in Medioriente insieme ad Arabia Saudita, Emirati Arabi e Kuwait. A quanto pare il progetto è tornato in auge in queste settimane: potrebbero aggiungersi alla composizione iniziale, oltre alla già citata Giordania, anche Francia, Italia, e Algeria.
Lotta al terrorismo e repressione
“L’Egitto si riserva il diritto di rispondere a questi assassini nel modo appropriato e al momento giusto” ha detto Al Sisi a proposito della campagna anti-Isis appena inaugurata da Il Cairo. I media arabi, a tal proposito, sottolineano che l’iniziativa del presidente egiziano può essere letta come un tentativo, da una parte, di accreditarsi a livello internazionale come “paladino” della lotta all’estremismo religioso e, dall’altra, di mettere a tacere un certo dissenso all’interno del proprio paese.
Da Al Jazeera, per esempio, rilevano come Al Sisi stia utilizzando la minaccia terroristica incombente, rappresentata dall’espansione dell’Isis, per sopprimere la pressante richiesta di riforme politiche.