Ucraina: a un anno da Maidan Nazalezhnosti
È passato un anno dalla “rivoluzione” di Maidan Nazalezhnosti e dalla cacciata di Yanukovich: l’Ucraina adesso è sull’orlo del baratro, il “sogno” europeo ormai solo un ricordo.
Ucraina “anno zero”
Un anno fa, al grido di “Ucraina è Europa”, cominciava la cosiddetta “rivoluzione” di Maidan Nazalezhnosti (Piazza Indipendenza). Dietro l’aspirazione dei manifestanti scesi per le strade contro il Presidente Viktor Yanukovich (che all’ultimo minuto si era rifiutato di compiere il passo decisivo verso l’adesione all’Ue, in quel momento parzialmente in corso) c’era il desiderio di una vita migliore, di un governo migliore.
Questi desideri, però, “non hanno mai avuto una possibilità realistica di concretizzarsi come benefici immediati” ha rilevato Nicolai Petro, docente di Relazioni Internazionali all’Università del Rhode Island, intervistato dall’agenzia di stampa russa Sputnik News.
Infatti, cosa resta dell’Ucraina oggi, a un anno di distanza dall’esplosione del sogno europeo e dal “colpo di stato” che ha cambiato radicalmente le sorti del paese? Un paese “in ginocchio e di fatto diviso”, con un’economia “in bancarotta” e un sistema politico “ancora una volta paralizzato” ha dichiarato sempre a Sputnik News Vlad Sobell, professore della New York University.
Certo “l’economia dell’Ucraina era sull’orlo del collasso già prima del golpe” ma la guerra contro i separatisti e la mancanza di una chiara visione economica hanno creato uno stato “disfunzionale” che resta a galla grazie ai prestiti esteri.
Un vicino ancora ingombrante
Il passaggio dall’orbita di Mosca a quella di Bruxelles si sta rivelando molto più lento di quanto ci si potesse aspettare: l’economia ucraina non potrà fare a meno di quella russa per molti anni a venire. Nel 2014 gli investimenti russi in Ucraina rappresentavano il 36% degli investimenti stranieri complessivi, mentre quelli tedeschi, ad esempio, costituivano solo il 12,5%
Da notare anche che Il settore bancario ucraino è ancora oggi, nonostante il conflitto tra Kiev e separatisti sostenuti dal Cremlino, in gran parte nelle mani delle grandi banche russe (Prominvestbank, Sberbank, Alfabank e VTB-Bank rispettivamente la quinta, l’ottava, la nona e la decima delle banche ucraine). Inoltre, i debiti di Kiev con l’estero sono per il 12% verso Mosca.
Anche il settore energetico è strettamente legato alla Russia: la società VS Energy International possiede un’importante partecipazione in otto dei ventisette fornitori di energia locali e società russe controllano il trenta per cento delle reti di distribuzione.
Per quanto riguarda il gas: anche se Kiev ha cominciato ad aumentare i propri stoccaggi (avvalendosi di forniture provenienti da Polonia, Slovacchia e Ungheria) molto probabilmente sarà costretta, in vista dell’inverno, a rinegoziare i termini dell’accordo con Gazprom che scadrà a Marzo.