Scontro Pd-Boldrini sui decreti legge. Il Pd: l’urgenza la valuta il Colle, non Boldrini
Scontro interno alla maggioranza. O meglio, nelle istituzioni. Precisamente tra un partito, il Pd, e Laura Boldrini, eletta nelle liste di Sinistra Ecologia e Libertà ed attualmente Presidente della Camera dei Deputati. Il centro della discordia sono le tappe forzate che il Governo deve e vuole seguire.
All’origine ci fu Renzi ed il suo motto “fare subito”. Oppure, in alternativa, “questa è l’ultima possibilità che ci danno gli italiani”. Insomma, metafore per spingere sull’acceleratore delle riforme dopo un periodo eccessivamente calmo con Letta (Enrico, ovvio) a Palazzo Chigi. Sulla stessa corsia ad alta velocità di percorrenza si è posta Laura Boldrini che, dalla trasmissione Di Martedì, su La7, ha affermato come “il decreto legge si deve fare quando c’è materia di urgenza. Sulla Rai non c’è qualcosa di imminente, non c’è una scadenza. Sono d’accordo che il governo ha bisogno di tempi certi, ma bisogna anche dare alle opposizioni le garanzie. Se si arrivasse a dare tempi certi su provvedimenti ordinari non ci sarebbe bisogno di ricorrere al decreto”. Insomma, ha chiesto un rallentamento della velocità nell’utilizzo dei dl.
Dal Nazareno (sede nazionale del Partito Democratico) è arrivata una durissima replica sui tempi di cui parlava la Boldrini: “la valutazione sulla necessità e urgenza di decreti legge spetta al Presidente della Repubblica e a nessun altro – afferma il vicesegretario dem, Lorenzo Guerini – con tutto il rispetto, la responsabilità di Laura Boldrini è oggi quella di presidente della Camera e non di presidente della Repubblica”. “Ci sono tutte le condizioni per arrivare a un intervento del Governo sulla Rai, che è necessario, anche con il Parlamento se ci saranno le condizioni” ha detto oggi la vicesegretaria del Pd, Debora Serracchiani, in un Forum all’ANSA. Serracchiani ha ricordato che “non spetta al Presidente della Camera dire se ci siano i requisiti di urgenza”.
Interviene, poi, direttamente il presidente del Consiglio dei Ministri, Matteo Renzi, da Parigi, dove si trova per un incontro bilaterale con Hollande: “saremo in grado di fare meno decreti se le opposizioni faranno meno atti di ostruzionismo, se le opposizioni in tutti i passaggi della vita parlamentare scelgono la strada dell’ostruzionismo esercitano certamente un loro diritto. Ma lo strumento naturale diventa fatalmente il decreto legge”. Chi invece è intervenuto a favore della Boldrini, è Stefano Fassina, esponente della minoranza democrat. “Grazie presidente Laura Boldrini per la difesa dell’autonomia del Parlamento. Sono gravi gli attacchi dal Pd. Siamo una Repubblica parlamentare”.
Chiude la girandola delle polemiche Renato Brunetta, membro di spicco di Forza Italia e capogruppo degli azzurri presso Montecitorio: “Renzi studi la Costituzione della Repubblica italiana. La nostra Carta fondamentale, all’articolo 77, infatti, non prevede l’uso della decretazione d’urgenza per anestetizzare l’ostruzionismo parlamentare, pratica del resto legittima per le minoranze e contro la quale la maggioranza può utilizzare gli strumenti previsti dai regolamenti. La frase di Renzi (“meno decreti con meno ostruzionismo”) è assurda, senza senso e completamente anti democratica”. Il padre della riforma della Rai, Maurizio Gasparri, invita invece i detrattori a rassegnarsi . “Si rassegnino politici e commentatori vari. La legge Gasparri, approvata undici anni fa, resterà a lungo in vigore”.
Daniele Errera