C’è il “rischio” che il Mezzogiorno perda anche la certezza dei fondi Ue, “in parte per la responsabilità delle stesse regioni meridionali”, “in parte per colpa di misure prese dal governo, che a mio avviso sono discutibili e che finiscono per punire le popolazioni e anche gli amministratori capaci. La riduzione della percentuale nazionale del coofinanziamento, nel tentativo di punire i cosiddetti ‘enti inadempienti’, farà pagare un prezzo alto ai cittadini”.
È quanto afferma al Mattino Massimo D’Alema, secondo cui sul Sud dal governo “non sono arrivati segnali positivi. Per certi aspetti abbiamo perfino registrato un arretramento”.
Jobs Act, cosa non va secondo D’Alema
Alla domanda se il Jobs Act aiuterà il Mezzogiorno, D’Alema replica: “Sinceramente non vedo come, il Sud molto difficilmente potrà trarne dei vantaggi: siamo di fronte a una riforma che avvantaggia al massimo gli imprenditori delle aree dove si comincia a registrare un po’ di crescita e non quelle parti del Paese dove l’economia è ferma. Questa riforma smentisce se stessa. Si era partiti dalla giusta idea di unificare il mercato del lavoro, di eliminare le discriminazioni e introdurre un sistema di tutele crescenti. Si è finiti per rendere la discriminazione permanente”.
La riforma, sottolinea D’Alema, “aumenterà la precarietà del lavoro, soprattutto per quanto riguarda i nuovi assunti dal momento in cui si introduce la possibilità di licenziare senza giusta causa tutti diventano Co.co.pro. A maggior ragione nel Mezzogiorno dove i lavoratori sono più deboli e dunque più esposti”.
Lo stesso pensiero di Maurizio Landini? “Sto avanzando una critica che è stata già mossa in Parlamento da una parte del Pd”.