I copti: un gruppo etno-religioso in via d’estinzione?
(In collaborazione con Mediterranean Affairs)
Ancora una volta i copti egiziani risultato vittime di attacchi terroristici. Questa volta è toccato a 21 di loro, lavoratori in Libia, per mano dello Stato Islamico dell’Iraq e della Siria (ISIS) il quale ha confermato e divulgato online il 14 febbraio scorso un video della loro decapitazione, apparso su un twitterfeed di un sito web che supporta l’ISIS.
Il video della decapitazione
Il video, intitolato “Il popolo della croce, seguaci dell’ostile chiesa egiziana”, mostra alcuni militanti dell’ISIS che guidano i prigionieri, con indosso tute arancioni, verso una spiaggia. Costretti a mettersi in ginocchio, vengono tutti decapitati.
La maggior parte di loro proveniva da piccoli e poveri villaggi egiziani, in particolare da Al-Our, in Mynia e da Al-Jibali. Si erano recati in Libia con lo scopo di contribuire al sostentamento delle loro famiglie tramite un modesto lavoro. Invece, si sono ritrovati a vivere per pochi attimi una morte orribile, provocata da militanti che hanno giurato fedeltà all’ormai noto ISIS.
L’autenticità del video è stata dichiarata da gruppi armati in Libia, che, confermando la loro affiliazione con l’ISIS, hanno tenuto in ostaggio i 21 cristiani copti diverse settimane. Il più grande di loro si chiamava Majid Suayman Shihata, e aveva 40 anni: egli sperava di guadagnare il necessario per pagare l’istruzione dei suoi tre figli, come anche aiutare economicamente sua madre e i suoi fratelli. Tra le vittime vi è anche Abanub Ayyad Atiyyah, il più giovane di loro, 22 anni: anche questo ragazzo sperava di sostenere la sua famiglia e pagare il suo matrimonio.
La reazione dell’Egitto
Secondo il gruppo islamico, la decapitazione dei 21 copti egiziani rappresenta un gesto di vendetta per la persecuzione di alcune donne musulmane, subita da parte dei cristiani copti in Egitto. Purtroppo, non è stata fornita una spiegazione più dettagliata. Sorprendente è stata la risposta di Al-Azhar, centro di cultura islamico in Egitto, di fronte a questo cruciale evento: “Nessuna religione avrebbe mai accettato tali atti barbarici”.
Tale attacco “barbarico” ha allarmato il Presidente egiziano Abd al-Fattah al-Sisi che ha dichiarato una settimana di lutto e ha convocato urgentemente i comandanti militari egiziani. La chiesa copta ha confermato la sua fiducia nei confronti del governo egiziano, che cercherà giustizia dopo questo avvenimento. Nel frattempo si prevedono diversi contrattacchi da parte dell’esercito egiziano e l’intervento dell’ONU.
Il video ha allarmato anche l’Italia: uno dei militanti ha fatto riferimento a un gruppo islamico affiliato, stabilitosi a meno di 500 miglia dalla punta meridionale del paese affermando la loro intenzione di “conquistare anche Roma”. Il Primo Ministro italiano, Matteo Renzi, ha dichiarato la necessità di un non momentaneo intervento militare dell’Italia.
Un gruppo etno-religioso in via d’estinzione
Tuttavia, non è la prima volta che il gruppo etno-religioso copto subisce attacchi terroristici. Sin dalla deposizione di Mubarak nel febbraio 2011, una grande ondata di persecuzioni religiose ha dilaniato sensibilmente l’Egitto. Ne è un esempio l’incendio provocato alla chiesa copta nell’Alto Egitto, nell’ottobre del 2011, evento che ha segnato la morte di 28 persone, la maggior parte cristiani, uccisi in combattimenti contro le forze di sicurezza. Nell’aprile dello stesso anno, alcune bande armate hanno assalito la cattedrale copta nel distretto di Abbasiya del Cairo, provocando la morte di due uomini e dozzine di feriti.
Questi avvenimenti hanno accelerato l’emigrazione dei copti verso l’America, l’Europa e gli altri paesi medio-orientali. Eventi del genere fanno riflettere su come i cristiani copti siano sempre allerta, oggi maggiormente. Inoltre, sembra del tutto evidente che, con il trascorrere del tempo, la loro presenza diminuisca sempre più a causa delle continue discriminazioni da parte dei musulmani integralisti. I copti attendono solo un attimo di pace.
Erica Balsano
(Mediterranean Affairs – Contributing editor)