I 2.000 immigrati accolti in 24 ore qualche giorno fa sono solo un antipasto. Proprio oggi, infatti, il Ministero degli Interni ha informato che sono circa 800.000 i cittadini africani pronti a partire dalle coste di Libia e Tunisia per cercare una vita dignitosa in Europa, passando – ovviamente – per l’Italia.
Giovanni Pinto, direttore centrale dell’Immigrazione e della polizia delle frontiere presso il Viminale, non ha dubbi: “sono 800.000 se non più” i possibili immigrati che, questione di mesi, si dirigeranno verso il sud Italia. Lo afferma in un’audizione delle Commissioni Esteri e Difesa del Senato della Repubblica. Come però avevamo trattato nei giorni scorsi, il sistema di accoglienza è al collasso. Addirittura si aveva trasferito qualche centinaia di immigrati per liberare spazi necessari. “Non abbiamo più luoghi dove portare i migranti e le popolazioni locali, non solo quelle siciliane, sono diciamo così indispettite da questi nuovi arrivi che disturbano anche le attività ordinarie”, afferma Pinto. (Numeri che sono stati in seguito ridimensionati dallo stesso Pinto: “Tra i 600mila e gli 800mila sono in Libia, ma non è detto che siano pronti a partire. E poi vorrei assicurare tutti che la situazione è assolutamente sotto controllo. La situazione è complessa, ma stiamo gestendo tutto con la massima tranquillità e non c’è nessuna situazione di allarme”)
Il funzionario del Viminale conferma la necessita di istituzioni in Libia con le quali si potrebbe raggiungere un accordo in funzione di contenimento dell’immigrazione: “in quel Paese c’è la percezione di assoluta mancanza di controllo e rischiamo in prospettiva di vedere aumentare sensibilmente il numero di clandestini. In Libia non c’è un primo ministro, non c’è alcuna compagine governativa, non ci sono ministri. Ci sono clan, due in questo momento, che hanno il controllo: uno di area moderata, l’altro estremista supportato dal Qatar”. Insomma, l’anarchia.
Quindi l’audizione si conclude sui costi che l’operazione ‘Mare Nostrum’ sta annoverando: “ogni mese di pattugliamento costa 9 milioni e mezzo di euro. A questa somma vanno aggiunti, per il solo 2014, 1,27 milioni per i 31 voli charter di rimpatrio” tra Egitto, Tunisia e Nigeria. Poi “altri 2,5 milioni sono serviti per i voli di trasferimento interno dei migranti verso le varie località di destinazione. Questa ultima voce è stata coperta da finanziamenti europei, ma ora servono altri fondi”. Una serie di costi “complessivamente significativi”, ha concluso definitivamente Pinto.
Daniele Errera