Italia promossa. L’Unione Europea ha giudicato positivamente le linee guida della Legge di Stabilità, al tempo Manovra Finanziaria, del Belpaese. Superato l’esame anche per il Jobs Act, da poche ore realtà nell’economia del lavoro del paese.
La Commissione Ue ha dato i voti, come si suole dire, e l’Italia, almeno stavolta, ne è uscita indenne. Il Ministro dell’Economia e delle Finanze, Pier Carlo Padoan, si è dimostrato gratificato ed appagato per il disco verde dato alla Stabilità. Così, commentando: “siamo soddisfatti dell’opinione espressa dalla Commissione europea sul bilancio italiano. Il riconoscimento della corretta impostazione che abbiamo dato alle finanze pubbliche è un risultato importante soprattutto perché solo pochi mesi fa non era per nulla scontato”. Bruxelles chiede solo “decise azioni politiche” per l’Italia e quelle messe in campo dal Governo Renzi sono su questa via. “E’ cruciale – conclude l’istituzione europea – la piena implementazione delle riforme strutturali in atto e in programma”.
Moscovici: “Sforzi Italia sufficienti”
Si chiedono a tutti i paesi in osservazione, come ovvio, di rispettare i parametri del vecchio continente: 60% debito/Pil e di non sforare il 3%, percentuale messa da più parti d’Europa, non solo dal sud, in discussione. Pierre Moscovici, Commissario europeo per gli affari economici e monetari nella Commissione Juncker, ha affermato sull’Italia: “i rischi che derivano da un livello molto alto del debito pubblico e dalla debolezza della competitività di costo e non sono aumentati considerevolmente”. Ecco quindi “la necessità di un’azione che riduca il rischio di effetti avversi sull’economia italiana e data la sua dimensione di conseguenze negative per l’unione economica e monetaria nel suo insieme, è particolarmente importante”. Ciò nonostante, rassicura Moscovici, gli sforzi dell’Italia sui conti pubblici per il 2015 “sono sufficienti”.
Strana sorte quella della Francia: non bocciata, tuttavia le viene richiesto uno sforzo maggiore per ridurre nel biennio il suo deficit sotto il 3%. E la Commissione Europea vigilerà attentamente i passaggi parigini.
Daniele Errera