E’ durata poco, anzi pochissimo, l’esperienza calcistica di alcuni migranti ospitati nella zona del Pavese che avevano provato ad intraprendere nel nostro una paese una – seppur dilettantistica – carriera sportiva. Tra loro anche due ragazzi libici che in patria avevano militato tra i professionisti.
“Noi non vogliamo che persone con uno status ibrido si allenino sui campi del Comune“, ha detto il primo cittadino. “Far giocare queste persone ci sembra uno sgarbo alle famiglie che portano i loro ragazzi a calcio“.
“Poteva essere un’occasione di integrazione” ha detto invece il presidente della cooperativa, Fabio Garavaglia. I ragazzi hanno avuto la possibilità di svolgere un solo allenamento, poi l’amministrazione ha imposto alla società che milita nel campionato di seconda categoria , il dietrofont e i migranti si sono visti precludere l’accesso alle strutture. In caso di mancato rispetto dell’ordine avrebbe rischiato la revoca della convenzione per la gestione dei campi e la perdita del contributo annuo di 40 mila euro all’anno che percepisce dal Comune.