A seguito delle infruttuose consultazioni effettuate dal Presidente della Camera Roberto Fico il presidente Mattarella ha convocato Mario Draghi al Quirinale. Il nome dell’ex governatore della BCE era nell’aria da tempo, sia come possibile premier tecnico che come successore dello stesso Mattarella al Quirinale.
Chi è Mario Draghi
Dopo un’infanzia segnata dalla scomparsa di entrambi i genitori in pochi mesi quando lui ha solo 15 anni, Mario Draghi si laurea in Economia nel 1970. Suo relatore è il famoso economista Federico Caffè e la sua tesi è un lavoro in cui il futuro capo della BCE, sostiene la mancanza delle condizioni (in quegli anni) per l’adozione di una moneta unica europea.
Un anno dopo la laurea entra al Massachusetts Institute of Technology su indicazione del futuro premio Nobel Franco Modigliani. Lo stesso Modigliani, insieme a Robert Solow (anche lui futuro premio Nobel) fa da advisor per la sua tesi di dottorato, intitolata “Essays on Economic Theory and Applications”.
La carriera accademica
Dal 1975 e per quasi un trentennio diventa professore universitario con vari titoli e di varie discipline. Tra queste:
- Politica economica e finanziaria a Trento
- Macroeconomia a Padova
- Economia matematica a Venezia
- Economia internazionale a Firenze
Oltre all’insegnamento, Draghi viene nominato membro del Board of Trustees dell’Institute of Advanced Study a Princeton. Nel 2001 invece lo troviamo come visiting professor all’Institute of Politics ad Harvard.
I primi contatti con la politica
Il suo debutto nella scena politica, nel 1983, lo vede consigliere del ministro del Tesoro Giovanni Goria nel primo Governo Craxi. In seguito ricopre per circa sei anni il ruolo di Direttore esecutivo della Banca Mondiale.
Nel 1991, il governatore di Bankitalia Carlo Azeglio Ciampi fa il suo nome al ministro del Tesoro Guido Carli, per nominarlo Direttore generale del suo dicastero. Draghi manterrà questa carica per dieci anni. In questo decennio viene confermato nel suo incarico dai nove governi che si susseguono negli anni.
A Draghi si deve la privatizzazione delle partecipate statali che valsero all’Italia circa 182.000 miliardi di Lire. Inoltre, dal 1991 al 2001, il debito pubblico sul PIL passa dal 125% al 115.
Dalla Goldman Sachs alla Banca d’Italia
Nel gennaio 2002, la banca d’affari Goldman Sachs lo nomina Vice Chairman e Managing Director. In seguito diventa anche membro del comitato esecutivo.
Nel 2005 lo scandalo Bancopoli scuote il mondo della finanza italiana. Il terremoto arriva così in alto che anche il governatore della nostra Banca Centrale, Antonio Fazio, viene coinvolto e si dimette. Mario Draghi viene scelto come sostituto e a seguito di ciò, vende tutte le sue azioni della Goldman Sachs e ripone il ricavato in un blind trust di cui non controlla la gestione.
Come governatore di Bankitalia
Appena insediato, promette subito discontinuità con Fazio. Permette di superare l’assenso preventivo e vincolante della Banca Centrale per le acquisizioni bancarie. Con questo iniziano una serie di fusioni tra colossi bancari come UniCredit con Capitalia e Intesa con Sanpaolo IMI.
Inoltre, dichiara che non intende intervenire per influenzare le operazioni di mercato neanche nei casi in cui la legge gli conferisca questo potere.
I suoi sforzi si concentrano soprattutto sulla riduzione di tasse e debito pubblico, maggiori investimenti, riforma della previdenza e lotta all’inflazione. Altri nodi messi in evidenza da Draghi riguardavano lo scarto di produttività tra nord e sud e la necessità di modernizzare la scuola.
Nel 2008, a seguito delle sue critiche alla manovra finanziaria del governo Berlusconi, entra in conflitto con il ministro dell’Economia Giulio Tremonti.
L’ascesa a capo della BCE
Il 16 maggio 2011, Mario Draghi viene indicato dall’Eurogruppo come candidato alla presidenza della Banca Centrale Europea per sostituire il francese Jean-Claude Trichet.
A seguito di trattative tra i ministri dell’Economia dell’Euro Zona, Draghi riceve ufficialmente l’incarico il 24 giugno. Come i suoi due predecessori, anche lui fa il salto dalla Banca Centrale del suo Paese a quella continentale.
Al suo esordio come governatore, chiede agli Stati uno sforzo in termini di affidabilità per lanciare un messaggio forte ai mercati. In questa occasione dice anche che è possibile che i trattati vengano rivisti in un’ottica di politica di bilancio più omogenea.
Nell’estate 2011, in un clima politico italiano incandescente, scrive una lettera insieme a Trichet in cui invita l’Italia a implementare una serie di riforme economiche urgenti.
“Whatever it takes”
Il 26 luglio 2012 in un intervento alla Global Investment Conference, Draghi pronuncia tre parole che diventeranno storia. In una situazione con diversi Paesi, tra cui Italia, Irlanda, Grecia e Portogallo in forte difficoltà in seguito alla crisi dei subprime, il governatore dichiara che la BCE farà tutto ciò che è necessario per salvare l’Euro (Whatever it takes).
Questo discorso ebbe effetti benefici sui mercati, portando una ventata di tranquillità e serenità. Nel periodo seguente, i tassi di interessi calarono drasticamente e questo permise di portare a compimento operazioni di rifinanziamento a lungo termine.
La Banca Centrale Europea, passò così da un’immagine di fredda istituzione a quella di una figura garante dell’Euro.
Il Quantitative easing
Il 22 gennaio 2015, Mario Draghi vara il Quantitative easing, traducibile in allentamento quantitativo. Questo processo mira a far acquistare dalla BCE i titoli di Stato dei Paesi dell’Euro Zona, per un importo di 60 miliardi fino al settembre 2016.
In sintesi, gli step per attuare il Quantitative easing sono tre:
- emissione di nuova moneta da parte della Banca Centrale
- acquisto di titoli statali utilizzando questa nuova moneta, che così viene “rilasciata” nel mercato
- il punto 2 provoca un aumento del prezzo dei titoli ma una riduzione nel loro rendimento
Nel caso in cui il rendimento dei titoli pubblici sia legato ai tassi d’interessi bancari, anche questi diminuiscono. Questo porta a una riduzione del carico dei mutui e a una minore spesa per i privati.
La fine del mandato e Palazzo Chigi
Il 31 ottobre 2019, termina il suo mandato e passa le redini della BCE alla sua prima governatrice, Christine Lagarde.
Diventa così un nome ricorrente della politica italiana come figura autorevole e “spendibile” come presidente di un governo tecnico o come presidente della Repubblica.
Il suo nome viene fatto anche durante la crisi di governo del 2019 ma alla fine Conte riesce a formare il suo secondo governo.
il 2 febbraio 2021 però, arriva la notizia tanto paventata per mesi: il presidente Mattarella ha convocato Mario Draghi al Quirinale. Avrà la fiducia? Chi saranno i ministri?
Non ci resta che aspettare.