Le elezioni regionali in Campania in programma nella primavera 2015 sembrano sempre più un punto interrogativo. Da una parte vi è Vincenzo De Luca, che ha da breve alcuni guai giudiziari, dall’altra il centro destra che, a sorpresa, tra le varie liste ne presenta una proprio a favore dello storico sindaco di Salerno.
Si chiama ‘Patto per la Campania’ e sosterrà De Luca alla carica di Presidente della Giunta Regionale. Niente di particolare, vedendo il nome. L’unico problema è la provenienza politica della lista: è di centro destra. L’obiettivo è impedire un secondo mandato di Caldoro alla guida della regione di Totò piuttosto che di Eduardo De Filippo. Chi è il deus ex machina della formazione politica? Anzitutto il senatore Vincenzo D’Anna del gruppo parlamentare Gal (ma eletto in Forza Italia), molto vicino a Nicola Cosentino (“Non escludo di appoggiare tutti quelli che hanno una convergenza sul programma). Ma ci sono anche i fittiani, con Eva Longo, ed altri uomini e donne del centro destra. Mara Carfagna replica amaramente: “i voti della Destra di Storace e quelli di Vincenzo D’Anna non creano alcun imbarazzo a Vincenzo De Luca? Evidentemente no. Allargare il perimetro elettorale in questo modo significa abdicare ai valori, alle idee e cercare la vittoria a tutti i costi e qualsiasi prezzo”.
De Luca, imbarazzo Pd
In casa Pd vi è l’imbarazzo. Anzitutto la scelta di De Luca di nuovo in corsa per Palazzo Santa Lucia è scoraggiata da voci importanti all’interno degli stessi dem. Come Rosa Russo Iervolino, ad esempio (“non voterei mai per un condannato”). Più moderato Graziano Delrio: De Luca “è stato un ottimo sindaco, ma noi ovviamente abbiamo il compito di far rispettare la legge. Se poi si cambierà, questo lo deciderà il Parlamento”. Chi, invece, è feroce nei confronti della candidatura di De Luca è il senatore Pd Russo: “dico no alla candidatura di Vincenzo De Luca in Campania. Dico no perché la legge è uguale per tutti, non solo quando riguarda gli altri, perché i cittadini meritano una politica che sa dare per prima il buon esempio, perché dire no sarebbe il miglior biglietto da visita per dimostrare che il PD vuole essere ‘diverso’. Dico no perché è sbagliato presentare un candidato che, se eletto, non potrebbe svolgere il proprio lavoro”, decadendo immediatamente. Un nodo difficile da sciogliere, maggiormente adesso in quanto l’esecutivo ha scaricato la modifica alla Legge Severino sul Parlamento.
Daniele Errera