Boris Nemtsov, esponente dell’opposizione russa, è stato ucciso una settimana fa. Le indagini per scoprire i colpevoli sono ancora in corso.
L’auto del ministero
Boris Nemtsov, ex vice primo ministro russo ai tempi di Boris Eltsin, è stato ucciso nella notte tra il 27 e il 28 febbraio con 4 colpi di pistola alla schiena a soli 200 metri dal Cremlino. In molti pensano che i mandanti del suo assassinio si debbano cercare proprio lì. Negli scorsi giorni si è fatta avanti l’ipotesi che la Ford bianca utilizzata dai suoi assassini appartenesse al ministero delle Finanze russo.
La notizia è stata prontamente smentita proprio dal ministero che tramite il proprio servizio stampa ha chiarito che l’auto in questione non era di sua proprietà ma era stata messa a disposizione da una FSUE (Federal State Unitery Enterprise), una sorta di impresa a partecipazione statale, che garantisce i propri servizi anche alla Zecca russa e ad altre unità dell’amministrazione federale.
Protezione testimoni
La 23enne modella ucraina Ganna (o “Anna”) Duritskaya, ancora adesso è ritenuta la testimone chiave per le indagini anche se non ha fornito particolari rilevanti, tornata a Kiev da Mosca dopo aver sostenuto i primi interrogatori con la polizia russa si è rivolta alla procura della sua città.
La Duritskaya, era con Nemtsov al momento dell’omicidio, ha riferito al procuratore della capitale ucraina di essere stata minacciata all’indirizzo dei suoi genitori. La procura di Kiev ha ordinato alle autorità competenti l’adozione di misure “per proteggere la sua vita e la sua salute”.
Probabili sospetti
Alexander Bortnikov, capo dei servizi di sicurezza di Mosca, ha detto che sono stati individuati diversi sospettati dell’omicidio di Nemtsov. Come riferisce anche il suo avvocato, l’esponente dell’opposizione russa ultimamente aveva ricevuto delle minacce di morte sui propri account social in relazione alla sua condanna dell’appoggio dato ai separatisti filorussi che combattono nelle regioni orientali dell’Ucraina.
Il Cremlino nega un qualsiasi coinvolgimento dell’omicidio e assicura massimo impegno nella ricerca degli esecutori e dei mandanti. Tuttavia, Zhanna Nemstova, 30enne figlia di Nemstov, ha pubblicamente dichiarato che la morte di suo padre è una punizione per le sue idee politiche e che non ripone nessuna fiducia negli investigatori.