Dal Blog: Un’adozione contro natura
“Troppo nero, brutto e ritardato”. Con queste motivazioni tre coppie eterosessuali gli avevano detto di no. Ma al piccolo Paolo, 4 anni, da due anni in un orfanotrofio brasiliano, il Tribunale di Rio ha dato un’altra possibilità.
“Quando ci hanno avvisati che era stato trovato un bambino che si adattava al nostro profilo – raccontano il giornalista Gilberto Scofield Jr. e il suo compagno Rodrigo Barbosa- eravamo emozionatissimi. Paolo si trovava in un rifugio in una piccola città nella Valle Jequitinhonha”.
Quando Gilberto e Rodrigo entrano nell’orfanotrofio il piccolo si avvicina con sospetto. Passano pochi minuti, tutti e tre iniziano a giocare. “I nostri cuori erano colmi di speranza – spiegano i genitori adottivi – e siamo scoppiati in lacrime per la gioia”.
Quella di Paolo è una storia a lieto fine ma con un percorso travagliato. Il piccolo è finito in orfanotrofio perché i genitori sono alcolizzati. Dopo la morte della madre, il padre non ha voluto saperne di crescerlo. La prima donna che ha adottato Paolo lo maltrattava, così a seguito di una denuncia dei vicini di casa Paolo era tornato al rifugio. Altre tre coppie, successivamente, avevano visitato l’orfanotrofio: le prime due lo avevano respinto perché “troppo nero”, l’ultima perché “brutto e ritardato”.
“Sono quattro mesi che Paolo è nella nostra vita qui a Rio – raccontano Gilberto e Rodrigo. Lui è in età prescolare, frequenta corsi di nuoto e di fitness e credeteci: non potrebbe essere più felice della sua nuova vita. Rilasciamo queste dichiarazioni per mostrare la nostra normalità, siamo una famiglia normalissima, due padri con il loro figlio, due gatti e il nostro cane”.
“Quando ci hanno avvisati che era stato trovato un bambino che si adattava al nostro profilo – raccontano il giornalista Gilberto Scofield Jr. e il suo compagno Rodrigo Barbosa- eravamo emozionatissimi. Paolo si trovava in un rifugio in una piccola città nella Valle Jequitinhonha”.
Quando Gilberto e Rodrigo entrano nell’orfanotrofio il piccolo si avvicina con sospetto. Passano pochi minuti, tutti e tre iniziano a giocare. “I nostri cuori erano colmi di speranza – spiegano i genitori adottivi – e siamo scoppiati in lacrime per la gioia”.
Quella di Paolo è una storia a lieto fine ma con un percorso travagliato. Il piccolo è finito in orfanotrofio perché i genitori sono alcolizzati. Dopo la morte della madre, il padre non ha voluto saperne di crescerlo. La prima donna che ha adottato Paolo lo maltrattava, così a seguito di una denuncia dei vicini di casa Paolo era tornato al rifugio. Altre tre coppie, successivamente, avevano visitato l’orfanotrofio: le prime due lo avevano respinto perché “troppo nero”, l’ultima perché “brutto e ritardato”.
“Sono quattro mesi che Paolo è nella nostra vita qui a Rio – raccontano Gilberto e Rodrigo. Lui è in età prescolare, frequenta corsi di nuoto e di fitness e credeteci: non potrebbe essere più felice della sua nuova vita. Rilasciamo queste dichiarazioni per mostrare la nostra normalità, siamo una famiglia normalissima, due padri con il loro figlio, due gatti e il nostro cane”.
Ora vi chiedo: Pur di non affidarlo a due omosessuali lo avreste lasciato in orfanotrofio?