Nuova relazione dell’associazione Openpolis, che stavolta si concentra sulle differenze di genere presenti nella società italiana. In particolare, i settori presi in esame sono quelli della politica, delle imprese e del lavoro, comparando la presenza di uomini e donne in ruoli di responsabilità (qui il dossier completo: “Gender Equality fra politica, imprese e lavoro”).
Le pari opportunità, viene ricordato da Openpolis, sono presenti fin dall’origine della storia repubblicana: l’art. 37 della Costituzione parla di “donna lavoratrice”, mentre l’art. 117 si concentra sulla “rimozione di qualsiasi ostacolo per la piena parità uomo-donna”. Norme di principio che, purtroppo e a distanza di quasi 70 anni dall’emanazione della carta, non trovano ancora completa attuazione.
La situazione in politica
Dal punto di vista della rappresentanza, numeri e percentuali non propendono a favore del sesso debole. Anzi. “Analizzando i diversi livelli istituzionali della Repubblica – scrive Openpolis – abbiamo recensito oltre 93.000 incarichi politici, di cui poco più del 21% è ricoperto da donne. Negli ultimi anni sono stati fatti passi in avanti sulla rappresentanza di genere e infatti nella storia italiana quelli attuali sono il Parlamento (30% donne) e Governo (50% donne al suo insediamento) con la maggior presenza femminile”. Passi in avanti non ancora sufficienti per collocare l’Italia al pari degli altri paesi occidentali.
Le imprese
Anche nell’imprenditoria i dati non sono per nulla lusinghieri. Prendendo in esame i dati riguardanti la composizione dei consigli d’amministrazione di società quotate in borsa, si nota come la presenza femminile si attesti al 22,2%. Meno di 1 consigliere d’amministrazione su 4 in Italia è donna e, sottolinea Openpolis, la situazione è nettamente migliorata negli ultimi anni, anche grazie “all’entrata in vigore della Legge sull’equilibrio di genere degli amministratori”.
La questione del lavoro
Se i precedenti due ambiti, seppur non entusiasmanti, evidenziavano comunque qualche segnale positivo, è nel lavoro che si percepisce la vera assenza di pari opportunità. Italiana ma non solo: in tutta l’Unione europea mediamente le donne sono più preparate ma hanno livelli maggiori di disoccupazione e di precarietà rispetto gli uomini, ricevendo un salario inferiore.In Italia, poi, è quasi impossibile che le donne riescano a coniugare famiglia e lavoro. Impietoso il confronto con la Danimarca, dove donne con tre o più bambini lavorano di più delle donne italiane con un bambino (77% versus 57,8%).