Entrato il vigore il Jobs Act, il leader della Fiom, Maurizio Landini, non sembra rassegnarsi: “Metteremo a punto una proposta di legge di iniziativa popolare per estendere lo statuto dei lavoratori e stiamo ragionando di arrivare anche a referendum abrogativi: le leggi in questo Paese o le cambia il Parlamento o le possono cambiare i cittadini abrogandole quando sono sbagliate”. “Per noi – ha spiegato Landini, nell’ambito di un’assemblea dei lavoratori della Selex Es di Genova – rimettere al centro il lavoro vuol dire avere un’altra idea di giustizia sociale e di politica industriale ed economica. Questo governo – ha sottolineato, ricorrendo ad uno dei suoi mantra – non è stato eletto dal popolo e nessuno ha mai dato a Renzi mandato per cambiare l’articolo 18”. Con buona pace della Costituzione, che ovviamente non prevede l’elezione diretta del Presidente del Consiglio: nel sistema italiano, come è noto, il popolo elegge il Parlamento e vota i partiti. “Sono convinto – rincara la dose Landini – che chi lavora, è giovane ed è precario non è d’accordo con le politiche di questo governo e noi vogliamo dare voce alla maggioranza di questo Paese”. Dichiarazione più mite rispetto alla sortita del novembre scorso, in cui il segretario del sindacato dei metalmeccanici aveva affermato – per poi scusarsi – che il governo Renzi non godrebbe del consenso delle persone oneste.
Landini: “Renzi non parli solo con Confindustria”
“Il governo – ha proseguito Landini – non può parlare solo con Confindustria e con le imprese ma anche con coloro che tengono in piedi le imprese e fanno girare questo paese, cioè i lavoratori e le lavoratrici”. “Noi abbiamo l’ambizione di rappresentare un’idea diversa di come far funzionare questo paese e di indicare delle soluzioni e delle strade. Quindi – ha concluso – è utile che il governo affronti ed entri nel merito delle cose che stiamo proponendo”.