E’ il primo gesto distensivo che avviene nella guerra in Sud Sudan. Il governo del presidente Salva Kiir ha annunciato di aver liberato quattro ex ministri e dirigenti di partito ritenuti vicini a Riek Machar, oggi a capo del movimento di ribellione.
In origine gli arrestati erano undici. Riek Machar aveva chiesto la loro liberazione come condizione per avviare un negoziato per un cessate il fuoco.
Sul regime erano arrivate anche le pressioni internazionali ma Salva Kiir aveva accettato di liberarne sette e di tenere in carcere quelli che ha liberato adesso che sono tutti personaggi di alto livello: Pagan Amum, ex segretario generale del Movimento popolare di liberazione del Sudan; Oyai Deng Ajak, ex ministro per la Sicurezza nazionale; Ezekiel Lol Gatkuoth, ex ambasciatore negli Stati Uniti; Majak D’Agoot, ex ministro della Difesa.
Erano stati arrestati a dicembre con l’accusa di essere coinvolti in un tentativo di golpe che, secondo il presidente Kiir, sarebbe all’origine del conflitto armato in Sud Sudan.
Il regime ha immediatamente motivato la loro liberazione che: “Per promuovere il dialogo, la riconciliazione e la concordia tra il popolo – ha detto alla stampa il ministro della Giustizia sud-sudanese – chiederemo alla Corte di non portare avanti il procedimento”.
Allo stesso tempo il ministro della giustizia ha voluto precisare che, sebbene le accuse di tradimento, tentato colpo di stato siano cadute per i quattro, la stessa cosa non vale per Riek Machar sul cui capo pendono le stesse accuse. Sulla carta adesso potrebbe partire un vero negoziato di pace. Il Sud Sudan, fino ad ora, non ha di fatto avuto nemmeno questo. Le trattative di Addis Abeba infatti non sono veramente mai iniziate.
La liberazione dei quattro, infatti, non è solo un gesto distensivo. Si tratta di quattro personaggi di altissimo livello che potrebbero essere i protagonisti di una soluzione negoziata.
Un compromesso nella guerra del Sud Sudan era difficile da immaginare perché i due rivali, Salva Kiir e Riek Machar, erano rispettivamente presidente e vice presidente. Cosa altro si poteva offrire loro? Ora lo si potrebbe, almeno immaginare. Perché avvenga, purtroppo, bisogna anche volerlo.
Raffaele Masto