“Questa storia di Milano è fantapolitica. È priva di ogni fondamento. Non so da dove esca, ma è un modo per far perdere tempo ai giornalisti e a me. Non mi interessano queste polemiche. Io sono felice di quello che faccio, onoratissima di farlo, ho tanti progetti da portare avanti”. Lo dice la presidente della Camera Laura Boldrini in un’intervista al Manifesto, rispondendo ad una domanda su una sua possibile futura candidatura a sindaco di Milano.
Boldrini torna anche sul tema della declinazione al femminile delle professioni: “La mia non è una crociata, è un dovere. Mi voglio fare carico di dare alle donne il riconoscimento che meritano. C’è una forma di resistenza dovuta al non voler prendere atto della realtà, come se questa realtà non piacesse, o si ritenesse futile farci caso. Si ridicolizza, si dice che sono altre le cose importanti. Invece tutto si tiene, tutto è collegato: se a una donna che svolge un ruolo non viene riconosciuto il genere, la si mascolinizza”.
Boldrini: “Non mi piacciono ma le quote rosa sono necessarie”
Quindi la presidente di Montecitorio aggiunge di non essere “una fan delle quote, non mi piace pensare che noi donne non possiamo competere ad armi pari, però devo fare i conti con la realtà del nostro paese e penso che per ora le quote sono un male da accettare, un prezzo che dobbiamo pagare per arrivare a una società più paritaria e quando ci si schioderà dal 47 per cento di donne che lavorano, forse non sarà più necessario”.
Battuta finale sulle tensioni dei giorni scorsi col premier Matteo Renzi e sul massiccio utilizzo di decreti legge da parte del governo: “L’eccesso di decreti è una patologia che si trascina da molti anni. È dovere del presidente della Camera, in questo caso della presidente, ribadire le prerogative del parlamento. Sarebbe omissivo non farlo. Ritengo di aver fatto quello che dovevo, nel pieno rispetto del mio ruolo. E non ho altro da aggiungere”.