Riforma Rai, Matteo Renzi vuole un manager al vertice. La rottamazione annunciata dal premier sta per travolgere anche Viale Mazzini. Una riforma della governance della Rai, quella immaginata da Renzi, che ha un duplice obiettivo: allontanare i partiti dall’amministrazione diretta dell’azienda; e aggirare l’attuale, e tanto contestata, legge Gasparri. Il premier vorrebbe infatti porre a capo della Rai un manager, su “Modello codice civile”, nominato direttamente dall’esecutivo. Un dettaglio, quest’ultimo, non di poco conto che lascia presagire una lunga ondata di polemiche.
Nella giornata di domenica, attraverso la propria E-news, Matteo Renzi ha fatto sapere: “In settimana iniziamo l’esame in Consiglio dei Ministri per chiuderlo velocemente. Poi la palla passa al Parlamento con lo stesso metodo della scuola”. La riforma della Rai che permetterebbe anche un importante alleggerimento del consiglio di amministrazione, passerebbe, come sottolineato da Repubblica, attraverso sei punti cardine.
Dal Cdm già annunciato dal premier arriveranno le linee guida della riforma. Non si tratterà di decreto ma di disegno di legge governativo. Dietro l’angolo la possibilità che l’attuale vertice Rai, in scadenza a giugno, possa subire una proroga.
Sul progetto di riforma della Rai ci sarà la consultazione di 30 esperti, come già avvenuto per la riforma della scuola. Sotto la lente di ingrandimento soprattutto la governance di viale Mazzini che dagli attuali 9 membri dovrebbe subire una contrazione a soli 5 membri.
Il terzo punto è quello chiave. È quello che riguarda la nomina di un amministratore delegato alla guida dell’azienda. A lui tutti i poteri che un Ad avrebbe in qualsiasi azienda privata. Terminerebbe così l’epoca del direttore generale. Quanto alla commissione di Vigilanza Rai, verrebbe sollevata dal compito di nominare i membri del consiglio di amministrazione. Resterebbe come solo organo di controllo.
Potrebbe poi vedere la luce un consiglio di sorveglianza. A questo verrebbe riservato il compito di nominare i membri del Cda. Ma questo compito potrebbe essere riservato anche al Parlamento riunito in seduta comune. Sarebbe una ripresa del metodo usato per la nomina dei giudici del Csm e della Consulta.
Canone a 65 euro in bolletta corrente elettrica
L’ultimo punto è quello che forse maggiormente interessa i fruitori del servizio pubblico. Il canone Rai dovrebbe essere infatti quasi dimezzato passando dagli attuali 113,5 euro a 65 euro. È la tassa più evasa nelle regioni del Sud, Campania su tutte. Ed è per questa ragione che, all’abbassamento dell’imposta, si accompagnerebbe l’accorpamento di questa alla bolletta della luce elettrica. Indipendentemente dal denunciato possesso o meno di un televisore, il pagamento del canone verrebbe richiesto a ciascuna utenza dell’energia elettrica.
Riforma Rai, Fico (M5S): “No compromessi al ribasso”
Intanto il presidente della commissione di Vigilanza Rai, Roberto Fico, in una intervista a Repubblica, fa sapere: “Noi 5 Stelle siamo pronti a dialogare con tutti per avere una legge che sottragga la televisione pubblica all’occupazione dei partiti e del governo” ma, aggiunge: “Non accetteremo compromessi al ribasso”. Sulla scelta da parte del premier di non procedere con lo strumento del decreto, Fico non ha dubbi: “Se Renzi non è andato come un treno sul decreto, credo sia grazie al presidente Mattarella”.
Il M5S, come sottolinea lo stesso Fico, è pronto a proseguire per la propria strada portando avanti la propria proposta di riforma della Rai: “I membri del Cda avranno requisiti specifici e stringenti. Da una rosa di nomi si sceglierà per sorteggio. Il Parlamento controlla poi a valle”. In conclusione, Fico ha aggiunto: “Siamo d’accordo nel chiedere una corsia preferenziale ai presidenti Grasso e Boldrini. Non vogliamo rischiare che ci siano pretesti di alcun tipo per fare un decreto. In alcuni momenti ho avuto la sensazione che la volontà fosse quella”.