Dopo averne ripreso ieri l’esame conclusivo, oggi la Camera giungerà al voto finale del disegno di legge che contiene le riforme costituzionali.
Il cosiddetto ddl Boschi – dal nome dell’attuale ministro per Riforme Maria Elena Boschi – che era stato approvato in prima lettura lo scorso 8 agosto, dovrebbe passare senza troppe difficoltà, anche se le riforme sono ancora lontane dalla loro effettiva approvazione ed entrata in vigore.
Le modifiche previste della Costituzione porteranno al superamento del bicameralismo perfetto, andando a cambiare le competenze di Camera e Senato.
Le due camere del Parlamento infatti non avranno più gli stessi compiti, mentre anche la loro composizione subirà delle variazioni. Per quanto riguarda il Senato, esso diventerà un organo elettivo di secondo grado composto al massimo da 100 senatori, 95 eletti dai consiglieri regionali e dai sindaci del territorio e 5 nominati dal presidente della Repubblica per 7 anni, ai quali si aggiungeranno gli ex presidenti della Repubblica in qualità di senatori a vita.
Ddl Boschi: funzioni e compiti
Le modifiche del ddl Boschi prevedono anche che l’esercizio della funzione legislativa congiunta rimanga solo in pertinenza di alcune specifiche materie come le leggi e le riforme costituzionali, le leggi elettorali, degli enti locali e del parlamento, i referendum popolari e la ratifica dei trattati internazionali.
Per tutti gli altri provvedimenti l’esame del Senato diventerà facoltativo e potrà concludersi con delle proposte di modifica, mentre l’approvazione definitiva delle leggi sarà competenza esclusiva della Camera dei deputati.
Un’altra opzione aggiunta al processo legislativo dalle riforme alla Costituzione è quella che permetterà al governo di chiedere alla Camera di votare entro un termine certo – stabilito in 60 giorni – un disegno di legge che si ritenga essenziale per l’attuazione del programma.
L’elezione del presidente della Repubblica sarà svolta come di consueto dal Parlamento in seduta comune ma senza i delegati regionali, mentre i quorum previsti sono stati cambiati: dal quarto scrutinio sarà sufficiente la maggioranza dei tre quinti e dall’ottavo la maggioranza assoluta.
Per chiedere un referendum…
In materia di referendum, per richiederne uno abrogativo necessiteranno come oggi 500 mila firme con un quorum del 50 per cento degli aventi diritto per la sua validità. Ma nel caso le firme arrivino a 800 mila, allora il quorum necessario si abbasserà alla maggioranza dei votanti alle ultime elezioni. Per le leggi a iniziativa popolare invece il numero di firme necessarie alla presentazione si alzerà da 50 mila a 150 mila.
Per quanto riguarda invece il Titolo V, il riparto di competenze tra stato e regioni subirà delle modifiche, le materie verranno ridistribuite mentre la competenza concorrente sarà completamente abolita. Anche le province non saranno più previste né menzionate sulla carta costituzionale e le loro funzioni ridistribuite fra regioni, comuni e città metropolitane. Tra gli enti soppressi anche il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro.