“Italia contribuirà a Piano Juncker con iniziativa di Cassa Depositi e Prestiti per 8 miliardi di euro”. I 140 caratteri di twitter impongono una notevole capacità di sintesi. E l’ultimo cinguettìo del premier Matteo Renzi ne è l’ennesima dimostrazione.
Questa mattina l’Ecofin (Consiglio di Economia e Finanza) ha approvato, per voce della presidenza lettone, il piano Juncker (EFSI, fondo europeo per gli investimenti strategici). E l’Italia– come Germania, Spagna e Francia– contribuirà a finanziarlo. Il messaggio di Renzi è stato subito ritwittato (in linguaggio twitteriano)/condiviso anche dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan e, soprattutto, dal vicepresidente della Commissione Ue Jyrki Katainen che ha annunciato giulivo: “grande notizia! L’Italia ha appena annunciato che contribuirà con 8 miliardi di euro al piano Junker unendosi a Germania, Spagna e Francia. Grazie mille @matteorenzi”.
Il piano Juncker
Dall’insediamento della nuova Commissione Europea non si parla d’altro. Per la verità lo stesso Jean Claude Juncker aveva costruito la sua “campagna elettorale” proprio su una nuova strategia di investimenti che potesse far uscire l’Unione e in particolare l’Eurozona dalle sacche della deflazione. Il piano originario doveva essere di 315 miliardi, poi la montagna ha partorito il topolino. Solo 21, e solo 13 effettivi da subito. Specificamente il piano Juncker prevede la creazione di un fondo strategico per gli investimenti (EFSI) da cui attingere per favorire la crescita nei paesi dell’Unione. I 21 miliardi iniziali saranno così finanziati: 5 provengono dalla BEI (Banca Europea degli Investimenti) e gli altri 16 dai fondi del bilancio dell’Unione. Di questi, 8 miliardi sono già stati stanziati. Gli altri 8 non ci sono ancora.
Nuovo New Deal?
Va da sé che rispetto alle aspettative il presidente della Commissione, intruppato anche nello scandalo Luxleaks, ha deluso un po’ tutti. Dopo aver annunciato il piano in estate, infatti, Juncker ribadiva così durante il discorso di insediamento (22.10): “Non possiamo permetterci che il piano di investimenti provochi nuovo debito pubblico” ma allo stesso tempo “vogliamo rafforzare l’economia europea. Dobbiamo combattere la disoccupazione”.
Giù applausi: 423 sì, 209 no e 67 astenuti. Col passare del tempo però le promesse annunciate in pompa magna, sono andate scemando. Già Renzi diceva a dicembre: “Il piano Juncker Va nella giusta direzione ma c’è ancora un po’ di timidezza sugli investimenti, ci vuole più coraggio” (01.12). Poi, alla fine del semestre italiano, Angela Merkel si mostrava più cauta: “ognuno deve fare ciò che sa fare meglio, la Ue non deve fare tutto” mentre Renzi si rimangiava le critiche: “Il piano Juncker va nella nostra direzione nel considerare gli investimenti fuori dal Patto” (18.12). Molti ancora oggi restano titubanti.
Per esempio Jean- Paul Fitoussi che in un’intervista a Repubblica ha frenato l’euforia tutta renziana: “Piano Juncker? Quale piano? Si parlava di 300 miliardi di euro, poi è uscito fuori che l’Unione Europea non ne metterà più di 20, traendoli per lo più in massima parte dai fondi strutturali che già esistevano” (04.12). Due settimane fa, intanto, la Bei ha annunciato che le stime di 315 miliardi originari potrebbero essere perfino “modeste” e chissà che non si abbiano “sorprese positive”. Solo il tempo sarà testimone. Intanto Matteo Renzi gongola.
Giacomo Salvini