Si chiude oggi in Senato il lungo iter “post-Imu”, che lascerà definitivamente il posto alla nuova Tasi. Imposta, quest’ultima, che in molti casi equivarrà o supererà l’importo della vecchia tassa sulla casa.
Per quanto concerne la prima casa, che è poi ciò che interessa la grande maggioranza degli italiani, la Tasi potrà costare quanto l’Imu o anche di più, anche se fanno eccezione le abitazioni non di lusso ma di valore più alto. In tal caso infatti la Tasi scende. Per le altre case si paga invece in maniera analoga all’Imu del 2013.
Venendo ai calcoli fatti dal Sole 24 Ore sulle grandi città, è Milano la metropoli che più di altre rischia il salasso: nel capoluogo lombardo si applica infatti il 2,5 per mille, con detrazioni fisse per le rendite catastali fino ai 350 euro e per i redditi fino a 21mila euro per le rendite fino a 350-700 euro.
A Roma, invece, l’aliquota resta al 2,5 per mille ma le detrazioni scendono con il crescere della rendita catastale, e dunque in base alla definizione di questo meccanismo si quantificherà il conto finale.
Situazione più rosea per gli abitanti di Firenze: il capoluogo toscano applica il 3,3 per mille e le detrazioni decrescono in rapporto alla salita della rendita. Alto pericolo di aumenti per la prima casa si registrano invece ad Aosta (dove l’aliquota è dell’1 per mille ma senza detrazioni nella maggior parte dei casi), Forlì (2,5), Mantova (2,4), Pordenone (1,25), Ravenna (2,5), Reggio Emilia (3,3). E basso rischio a Modena (2,5), Savona (2,5), Vicenza (2,8-3,3), Venezia (2,5-3,3).