Zaur Dadayev, il presunto killer di Boris Nemtsov, ha confessato pochi giorni fa. Oggi, un attivista per i diritti umani russo ha affermato che la confessione gli sarebbe stata estorta con la forza.
Sotto tortura
Andrei Babushkin membro dello Human Rights Council, organizzazione per i diritti umani attiva in Russia, ha dichiarato che la confessione di Zaur Dadayev, presunto killer di Boris Nemtsov, molto probabilmente è stata ottenuta con la forza. Nella prima udienza riguardante il suo caso, Dadayev avrebbe voluto ritrattare ma non gli è stata data facoltà di parlare una volta formalizzate le accuse contro di lui.
Babushkin, che ha visitato Dadayev in cella, ha detto di aver visto sul suo corpo “numerose ferite”, probabilmente, il risultato delle torture a cui il ceceno è stato sottoposto. Il sospettato, mostrandogli dei segni sui polsi, gli avrebbe detto di essere stato legato per due giorni con un sacchetto sulla testa e di aver deciso di confessare solo perché gli venne promessa la liberazione del suo amico Ruslam Yusupov, presente al momento dell’arresto. In realtà, scrive Babushkin sul suo sito, da allora Yusupov è scomparso.
Gli altri sospettati
Babushkin ha incontrato anche Anzor Gushev, sospettato di essere stato il complice di Dadayev nell’omicidio di Nemtsov, nel carcere di Mosca. Gushev, da parte sua, continua a proclamarsi innocente: era ancora in Cecenia quando Dadayev è stato catturato nella vicina Inguscezia.
Saputo dell’arresto del cugino cercò di raggiungerlo, a quel punto venne catturato: a Babushkin, ha ribadito che non avrebbe avuto senso andare in Inguscezia se fosse stato colpevole o comunque collegato all’omicidio. Anche Gushev ha detto di essere stato picchiato e legato con un sacchetto sulla testa: Babushkin riferisce di aver visto diverse abrasioni sul suo volto ma anche sui polsi e sulle gambe.
Gli altri tre sospettati a vario titolo dell’omicidio di Boris Nemtsov, Shagid Gushev, fratello di Anzor, Kamzad Bakhayev e Temerlan Eskerkanov, non sono stati incriminati: il loro caso verrà esaminato da un’altra corte.