In un’intervista al Quotidiano Nazionale, il leader dei Radicali, Marco Pannella, ha affermato che alla base del processo Ruby – conclusosi con un’assoluzione per Silvio Berlusconi – esisteva una “innegabile” “componente persecutoria”. “Quando ho saputo di Berlusconi – ha dichiarato Pannella – ho pensato allo scandalo di Enzo Tortora. Mi viene in mente il dramma della giustizia: la politica è condizionata da sentenze manifestamente ingiuste”, perché “nella corporazione dei giudici esiste una minoranza agguerrita e in buona fede, per carità, che però sbaglia”. E’ compito della politica, secondo Pannella, “fare in modo che prevalga un vero stato di diritto”, poiché questo, “come ci insegnano Giorgio Napolitano e Sergio Mattarella, è essenziale”.
“In questi anni è continuata la vergogna di confondere problemi di costume con questioni pubbliche. C’è roba più seria e urgente per lo Stato italiano. Un dato su tutti – prosegue – mi sembra evidente”. Con l’assoluzione di Berlusconi, aggiunge Pannella, “gli anti-berlusconiani sono stati sputtanati. Anti-berlusconiani che io posso anche stimare, sia chiaro. Devono capire che lo Stato italiano deve rientrare nella legalità”. Il leader dei Radicali si scaglia poi contro l’obbligatorietà dell’azione penale, che “colpisce tutti. Il 35 per cento della gente che sta in galera viene poi dichiarata innocente”.
Il sostegno di Berlusconi alle battaglie radicali
Quello con l’ex Cavaliere, ricorda Pannella, è un rapporto che prosegue cordialmente “sin dal 1992-93”, con il sostegno di Berlusconi alle campagne radicali. “Io non mi nascondo, Berlusconi ha firmato i nostri 12 radicalissimi referendum – che trattavano di finanziamento pubblico, immigrazione, ottopermille, depenalizzazione dei reati di lieve entità legati agli stupefacenti – e tutto alla luce del sole. Firmò pur riconoscendo che non avrebbe votato a favore per tutti e dodici”.