Matteo Renzi annuncia la riforma della pubblica amministrazione. Il Presidente del Consiglio, in conferenza stampa assieme al ministro Marianna Madia, ha illustrato i punti principali di quella che si preannuncia come una svolta radicale nel pubblico impiego.
“Siamo oggi molto lieti di poter offrire all’attenzione un ulteriore tassello della sistematica operazione di cambiamento del paese e che sta rispettando tutte le scadenze che ci siamo autoimposti per arrivare ad oggi con la proposta del governo sulla riforma della Pubblica amministrazione” ha detto Renzi al termine del Consiglio dei ministri.
Il disegno di legge verrà presentato in Cdm il prossimo 13 giugno poiché il premier ha spiegato di “aprire la discussione per 40 giorni” anche ai sindacati di categoria, visto che le riforme “fatte contro i lavoratori hanno le gambe corte”. Il desiderio di coinvolgere gli uomini e le donne che lavorano nella Pubblica amministrazione insieme a quello di “togliere il tema della riforma dalla campagna elettorale” hanno spinto l’esecutivo a non presentare immediatamente un decreto, ma delle linee guida da sottoporre alla discussione prima di avviare il percorso di un disegno di legge delega.
Nello specifico, il premier ha spiegato che la riforma della Pubblica amministrazione deve svilupparsi su tre capisaldi fondamentali: “Capitale umano, tagli agli sprechi e open data come strumento di trasparenza”.
Per quanto concerne i tagli, si comincia dai ruoli apicali: conferma del tetto massimo di stipendio fissato a 240.000 euro e “possibilità di licenziamento per i dirigenti che rimangono privi di incarico oltre un determinato termine”. Si punta molto anche sul turn over e sul ringiovanimento dell’organico: “C’è la possibilità di immissione di diecimila posti di lavoro, a costo zero, per i giovani nella pubblica amministrazione attraverso l’abrogazione dell’istituto del trattenimento in servizio”, vale a dire abolendo la possibilità di restare sul posto di lavoro anche dopo il raggiungimento dell’età pensionabile.
Fra le molte misure annunciate da Renzi anche il taglio degli enti statali, a cominciare dalle prefetture. “Saranno massimo 40”, ha detto rispetto alle oltre 100 esistenti attualmente. Riduzione prevista anche per le sedi della Ragioneria dello Stato che non saranno più “in ogni provincia”.
“Noi riduciamo il ceto politico ma poi dobbiamo ridurre la presenza dello Stato nelle diverse realtà. Ho sentito Fassino e ho invitato i Comuni a fare altrettanto per accorpare in parte i servizi, vedi la polizia municipale. E poi la storia delle 8mila municipalizzate ci rimane sul collo”, ha affermato ancora Renzi.
Battuta finale sul “pin del cittadino”, che ha la finalità di avvicinare e migliorare i rapporti con la Pa: “Oggi la Pa parla tredici linguaggi diversi e il cittadino ha bisogno di un traduttore”. Con il pin si potrà invece accedere a tutte le pratiche burocratiche, a cominciare dalle multe.