In casa Forza Italia è ormai crisi nera, nonostante il rinnovato per l’assoluzione di Silvio Berlusconi nel caso-Ruby. Tra abbandoni e malumori più o meno celati, si può dire anzi che è proprio l’ex Cav. – all’età di 78 anni, – a rappresentare ancora l’unico collante di un partito sempre più frantumato, ridotto ai minimi storici e persino privato della sua leadership rispetto all’area politica di riferimento – almeno stando ai sondaggi.
Patto del Nazareno addio
Il Patto del Nazareno sembrerebbe un lontano ricordo, se non fosse per l’ostinazione di un nutrito gruppo di deputati facenti capo a Denis Verdini, il potente mediatore tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi. Già storica spalla dell’ex presidente del Consiglio, Verdini (per il quale, qualche settimana fa, è stato chiesto il rinvio a giudizio per bancarotta fraudolenta) si è gradualmente ritagliato una propria area di autonomia, area divenuta sempre più ingombrante nello “spazio vitale” forzista. Il pragmatismo che lo contraddistingue da sempre, infatti, ha spinto Verdini ad insistere in ogni modo per non interrompere il dialogo con la maggioranza (considerato chiuso da Berlusconi in seguito allo “smacco” dell’elezione di Mattarella), sia per quel che riguarda le riforme istituzionali che per la legge elettorale. E proprio Verdini ha inviato una lettera a Berlusconi – sottoscritta da altri 17 deputati di Fi – in cui ribadisce la volontà di proseguire con decisione sulla strada delle riforme condivise. Nervi tesi, dunque, che qualcuno interpreta come il preludio di una nuova imminente scissione da Forza Italia, guidata proprio da Verdini e dalla corrente ribattezzata dei “riformisti” (leggasi “favorevoli alle riforme del governo Renzi”).
Forza Italia, incontro tra Verdini e Berlusconi
Proprio per evitare che la situazione precipiti, è previsto – per il pomeriggio di oggi – un incontro tra Berlusconi e Verdini. Quest’ultimo può contare sul sostegno anche di una serie di ex fedelissimi berlusconiani (tra cui Daniela Santanché, Laura Ravetto, Gianfranco Rotondi) i quali, però, non sembrerebbero affatto convinti a mollare il leader storico, la cui autorità non si mette in discussione. Piuttosto, tentano la linea morbida. Come ha dichiarato la Ravetto, infatti, “da noi c’è Berlusconi e sotto di lui è bene che resti il ‘casino virtuoso che c’ è stato finora”. Nessuno provi a scalare le gerarchie, dunque. Ma bisogna fare i conti anche con l’attuale stato di cose, e il realismo politico impone certo un ripensamento della strategia. Berlusconi è oggi più debole che mai, sono lontani i tempi in cui si trattava da posizioni di forza, andare al voto equivarrebbe a predisporre una catastrofe autodistruttiva (con conseguente, ulteriore, perdita di decine di seggi). Dunque, si tenta di resistere, utilizzando al meglio tutti gli strumenti parlamentari e diplomatici che si hanno a disposizione.
Forza Italia, Romani riapre le porte a Renzi
Sulla stessa linea anche il capogruppo FI al Senato Paolo Romani, da sempre nell’area dei “possibilisti”, il quale ha riaperto la porta al dialogo con un esplicito “in politica mai dire mai”, dichiarato in un’intervista al Gr RAI. Di tutt’altro avviso, invece, il suo corrispettivo a Montecitorio Renato Brunetta, le cui comprovate posizioni di intransigenza lo hanno condotto a intraprendere intese comuni con SEL e M5S, pur di reprimere ogni forma di avvicinamento con il governo Renzi, da lui giudicato fatale per Forza Italia.
Più di qualche grattacapo per Berlusconi arriva poi da Raffaele Fitto, il quale con la sua corrente dei Ricostruttori non fa mistero di puntare a ruoli di leadership assoluta, una scalata che , a dire il vero, preparava da oltre un decennio, quando ancora era “soltanto” il giovanissimo governatore della Puglia con un brillante futuro davanti a sé. Poi arrivò la sconfitta, nel 2005, per mano di uno sconosciuto outsider comunista e omosessuale, e la corsa subì un brusco arresto. Oggi Fitto lavora per una riscossa personale, certamente non vista di buon occhio da gran parte dell’establishment forzista, e giura di non voler spaccare il partito, ma di puntare anzi a “rilanciare il progetto di Forza Italia”. Per farlo, però, sarà inevitabile tagliare qualche testa.
Forza Italia, rebus alleanze
E siccome i guai non vengono mai da soli, ecco che per il partito di Berlusconi si pone anche la questione delle alleanze elettorali. Lo strappo consumatosi in Veneto tra la Lega Nord e Flavio Tosi mette a rischio una riconferma, per il governatore uscente Luca Zaia (e dunque per la sua maggioranza, di cui Forza Italia era parte integrante), che sembrava quasi scontata. E così tocca anche ridiscutere le alleanze, tenendo in considerazione che i numeri – almeno per il momento – danno ragione a Salvini, che si rivela un interlocutore indispensabile. Ma, al contempo, non si possono non fare i conti con il Nuovo Centrodestra, sul quale il segretario della Lega pone un fermo veto, ma senza l’appoggio degli alfaniani difficilmente il forzista Caldoro otterrà la riconferma a governatore della regione Campania.
Insomma, Forza Italia si presenta oggi come un puzzle difficile da ricomporre. Una sfida che certo non spaventa Silvio Berlusconi, che ora – entusiasta per un’assoluzione definitiva che, di fatto, gli restituisce credibilità politica – annuncia l’ennesima discesa in campo. Stavolta, però, l’effetto-traino potrebbe non bastare.