Un giorno in Procura. La tensione all’interno del tribunale di Milano è tangibile. Lo dimostrano, appunto, le dichiarazioni del procuratore aggiunto Robledo davanti al Csm. La vicenda era nata più di un mese fa (17 marzo) con un esposto da parte dello stesso all’organo di autogoverno delle toghe in cui si denunciavano alcuni comportamenti “non più episodici” con cui il procuratore capo di Milano, Edmondo Bruti Liberati, avrebbe turbato “la regolarità e la normale conduzione dell’ufficio” smantellando così il pool anticorruzione. Sintesi dell’esposto: “Violazione dei criteri di organizzazione vigenti nell’ufficio sulla competenza interna”. Il 15 aprile si è tenuta l’audizione di Robledo davanti al Csm.
San Raffaele e caso Maugeri. “L’iscrizione nel registro degli indagati per corruzione dell’ex governatore della Lombardia Roberto Formigoni, è avvenuta con un anno di ritardo”. Grave è l’accusa con cui Robledo attacca il procuratore capo. Già nel luglio del 2011 alcuni testimoni avevano parlato dell’attuale senatore del Nuovo Centrodestra: “Ci sono quattro verbali di cui tre in data 26 luglio del 2011 in cui persone assunte a sommarie informazioni parlano in maniera specifica di tangenti d’accordo tra Mario Cal e don Luigi Verzè pagate ai politici, pagate a Formigoni e così via – ha detto Robledo al Csm – Sono dettagliate queste indicazioni qui, ma l’iscrizione per corruzione è di un anno dopo: luglio 2012”.
Il comportamento, piuttosto anomalo, sarebbe per giunta una lesione nei confronti dei “diritti dell’imputato” perché l’iscrizione deve avvenire immediatamente per “tutela costituzionale”. Quindi l’iscrizione sarebbe avvenuta solo al momento dello scandalo sulla sanità lombarda che colpì la fondazione Maugeri. Bruti Liberati, sempre davanti al Csm, ha replicato che “solo quasi a un anno dall’avvio delle indagini sul San Raffaele, nel filone sulla Maugeri” sarebbero emersi “gli elementi sufficienti per iscrivere i reati di corruzione”.
Robledo attacca Bruti Liberati anche nell’ambito del processo Ruby. Il magistrato Ferdinando Pomarici, ex aggiunto responsabile della Dda, aveva segnalato con una lettera al procuratore capo, la grave violazione delle regole con “l’assegnazione del fascicolo Ruby a Ilda Boccassini”. Il reato di concussione infatti prevede l’assegnazione del fascicolo al dipartimento per i reati contro la Pubblica amministrazione e non alla Direzione distrettuale antimafia, che ha competenza per i reati commessi dalla criminalità organizzata guidata da Ilda Boccassini. Anche Pomarici sarà sentito nei prossimi giorni.