Riformare la Rai è una delle sfide del cambiamento proposte dal Governo guidato da Matteo Renzi. L’idea dell’esecutivo non piace a Carlo Freccero, profondo conoscitore dell’azienda Rai e della tv in generale. Queste le parole di Freccero: “finora però a noi è arrivata solo l’eco di una cosa che non esiste. Se poi parliamo dell’Ad nominato dal governo, mi sembra una follia, una forma di autoritarismo. Si criticava Berlusconi e si rischia di fare peggio. Viene in mente Fanfani che nominava Bernabei, con la differenza che Renzi non ha qualcuno allo stesso livello”.
Freccero “Tutto secondo format renziano”
Così, in un’intervista al Messaggero, l’ex direttore di Rai2 e Rai4 Carlo Freccero, che sui telegiornali dice: “Molti giornalisti sono legati ai partiti. Ogni tg deve essere coniugato con la sua vocazione e seguire aree tematiche. Anche perchè l’informazione è complessiva”. Intervistato anche dal Mattino, Freccero evidenzia che “la Rai ha due leve forti su cui puntare: l’informazione e la fiction e la produzione dell’immaginario. Se non si capisce questo è davvero tempo perso. Renzi vuole l’Ad a ogni costo? Naturale. Tutto secondo il format renziano. È il teorema del fare. Un format dove lui è l’unico e solo deus ex machina”.
“Logica rottamazione ad ogni costo”
Sulla divisione delle tre reti, “non è già così da un pezzo? Rai1 più generalista, Rai2 indirizzata verso il nuovo e Rai3 sul fronte culturale”, osserva Freccero.”Anche qui ritorna la logica della rottamazione ad ogni costo. Bisogna buttar via quello che c’è. Cavalcando facilmente tutto ciò che da un pezzo è già stato metabolizzato dalla gente. Figuriamoci poi quando si parla dell’ingerenza della politica sulla televisione di Stato. L’opinione pubblica ci va a nozze. Ed ecco che ritorna prepotente il format di Renzi: via gli intermediari, l’esecutivo vince”.
Pippo Baudo “Mi convince la rivoluzione pensata da Renzi”
“La rivoluzione pensata da Renzi mi convince. La situazione della Rai è pesante dal punto di vista economico e gestionale, la riforma non si può rallentare e truccare con un pannicello caldo che lascia le cose come prima”. Per Pippo Baudo, intervistato da Repubblica, “bisogna vigilare perché le intenzioni espresse nel disegno di legge vengano realizzate in maniera cristallina, non siano inquinate dalla politica”.
“Finora sono stati Cda politici, con uomini messi lì dai partiti, erano giochi di potere. I sette consiglieri nella nuova Rai invece avranno una grande responsabilità nei confronti del paese e del pubblico”, dice Baudo. Nella designazione “spero che ci sia la massima trasparenza. Dovrebbero essere persone che conoscono la televisione. In Rai devono entrare gli uomini migliori, competenti e possibilmente senza tessera di partito”.
La divisione delle tre reti “mi convince, ma se la terza opzione significa offrire prodotti elitari per cui si perde il contatto con la gente si fa l’errore più grande”, osserva Baudo. “Il canale per l’innovazione è giusto. Nella rete ‘generalista’ c’entra tutto e il contrario di tutto, invece va pensata con sapienza; in fondo è come un’enciclopedia. L’inserzionista dev’essere sicuro dell’ascolto, è la più difficile da costruire. Dovrebbe essere ricca di prodotti innovativi, dall’informazione al varietà che dev’essere contemporaneo. La fiction che vediamo è generica, non generalista. Non possiamo morire con Don Matteo”.
Santanché parla di “golpe bianco”
“Un amministratore delegato scelto da palazzo Chigi equivale a fare del servizio pubblico radiotelevisivo un megafono propagandistico per l’esecutivo. È una riforma inaccettabile”. Lo dice la deputata di Forza Italia Daniela Santanchè. “Se poi guardiamo al disegno di annullare le peculiarità delle tre testate giornalistiche, ci rendiamo ancora di più conto che qui si vuole decidere piani alti e palinsesti di viale Mazzini in totale autonomia, facendo carta straccia delle regole democratiche. Chi criticava Berlusconi per episodi davvero effimeri e infondati, cosa dice ora che Renzi sta mettendo in campo un golpe bianco sull’informazione radiotelevisiva pubblica?”.