L’Inter è un cantiere aperto. E non bisognava attendere Genoa-Inter per averne la conferma. Dopo quanto di buono si era visto al Matusa contro il Frosinone e a San Siro contro il Napoli, la banda Mancini capitola al Ferraris contro l’arcigno Genoa dell’ex Gasperini. È solo l’ennesimo giro sull’altalena nerazzurra. Un’altalena che dura dall’inizio della stagione. Ora il terzo posto è nuovamente utopia. Anzi, occorre guardarsi alle spalle più che davanti: la Fiorentina resta a -2; la Roma, a +7, ha ritrovato Totti e sembra inarrestabile.
Nel post gara, Mancini ha analizzato la situazione con lucidità: “Non siamo ancora una squadra matura, quindi non siamo ancora al livello delle big”. Difficile sostenere il contrario. Difficile farlo in estate, figuriamoci adesso, risultati alla mano. “La differenza tra noi e le grandi squadre è la concretezza. Oggi noi non siamo ancora a questo livello, al livello delle migliori. Non meritavamo di perdere qui a Genova, ma quando capitano le occasioni bisogna far gol altrimenti le partite possono cambiare”, ha spiegato il tecnico. L’Inter è una casa in costruzione. E la sua stagione non può dirsi un fallimento.
L’avvio sprint aveva riacceso il sentimento dei tifosi. Il girone d’andata sembrava poter cancellare le ultime stagioni e ridare slancio ai sogni nerazzurri: la Juve, avversario di sempre, sembrava raggiunta e superata. Ma è stata solo un’illusione. La realtà è un’altra e si è palesata già più volte. All’Inter manca la continuità: elemento chiave di una squadra matura, identikit che, ad oggi, non corrisponde alla banda Mancini. Come lui stesso a sottolineato, manca la cattiveria. Quella cattiveria che ti fa sbloccare e vincere partite come quella invece persa al Ferraris.
Ma qualcosa di buono, l’Inter, ce l’ha. Qualcosa da cui ripartire e su cui costruire il futuro, c’è. La rosa andrebbe sicuramente puntellata, ma la base c’è. Ai giocatori di qualità già presenti, ne andrebbero affiancati altri con maggiore esperienza. Emblematica la discontinuità di Brozovic, le cui qualità tecniche restano indiscusse.
L’Inter manca spesso di cattiveria e qualche leader in campo non guasterebbe. Tolto Miranda, affidabile guardiano e faro del reparto difensivo, manca nelle altre zone del campo un vero leader. Occorrerà fare i conti con il mercato e con il budget che si avrà a disposizione. Magari, qualche sacrificio andrà fatto. Ma l’Inter, per la prossima stagione, non partirà di nuovo da zero.
Sabato sera al Meazza arriva l’Udinese. La squadra è già a lavoro per onorare al meglio la stagione. Il terzo posto resta un’utopia, ma Mancini, finché la matematica non lo condannerà, non ha intenzione di mollare l’obiettivo Champions: “Vedremo, noi proveremo a fare il massimo nelle ultime quattro partite”. Come rivelato dal Corriere dello Sport, è atteso a Milano anche il presidente Erik Thohir: 48 ore per parlare, anche con Moratti, del futuro dell’Inter.