«Non voglio che la vicenda venga strumentalizzata. Non voglio che David diventi il simbolo della lotta all’immigrato. Lui non lo avrebbe mai permesso, non accetterebbe che la sua morte servisse a far partire una campagna di odio contro gli stranieri».
Sono le parole dense di dignità di Diego, il fratello di David Raggi, il ragazzo ucciso a Terni da un immigrato ubriaco.
E anche il padre di David, Valter, è dello stesso avviso: «Aggiungere violenza ad altra violenza ora sarebbe completamente inutile e sbagliato. Mio figlio stesso, David, non lo vorrebbe. Adesso sono preoccupato per il mio amico Mohamed, l’ambulante all’angolo, e per tutti gli altri marocchini a Terni: sono appena venuti da me in delegazione col loro rappresentante a farmi le condoglianze. Sono spaventati, temono vendette, ma io li ho già invitati tutti al funerale di David. So che la rabbia sta montando su Facebook, girano parole di fuoco, io dico invece che adesso non dobbiamo chiuderci nell’odio, ma piuttosto tornare fuori e imparare a stare bene insieme agli altri. Noi non vogliamo vendetta, ma giustizia».
Com’è che i parenti della vittima riescono ad essere ragionevoli e umani e una marea di sconosciuti riescono solo a vomitare odio e rabbia su una vicenda che non li riguarda personalmente?