Il ruolo dei sindacati è uno dei punti su cui Matteo Renzi ama insistere. Dal fatto che bastasse una tessera per far carriera nella pubblica amministrazione, all’esortazione di qualche mese fa – “il governo non tratta con i sindacati” – la polemica è stata sempre accesa. In aggiunta, da sabato scorso si è inasprito il contrasto con il leader della Fiom Maurizio Landini, sceso in campo con una “coalizione sociale” non partitica.
Una nuova legge sulla rappresentanza sindacale
Ora la questione si sposterà dal botta e risposta sterile tra i due leader alle regole del gioco. Il faro da seguire sarà l’art. 39 della Costituzione sulla democraticità interna dei sindacati. Così in attuazione di quest’ultimo sarebbe pronto un provvedimento, annunciato da Yoram Gutgeld, consigliere economico di Matteo Renzi.
La nuova legge perfezionerebbe le procedure di contrattazione tra le parti. Già il 28 Giugno 2011 si era raggiunto un Accordo confederale tra Cgil, Cisl e Uil e Confindustria sui criteri per stabilire quali siano le organizzazioni legittimate a stipulare contratti collettivi. Quindi si vorrebbe aggiungere a tale accordo, un provvedimento che porti all’attuazione l’art. 39 e che renda validi alcuni punti per tutti. Come per esempio, secondo le indiscrezioni, il calcolo del peso dei sindacati, da basare sulla media ponderata tra il numero degli iscritti e i voti presi alle elezioni delle Rappresentazioni Sindacali Unitarie (Rsu).
Renzi contro Landini: una lite che continuerà
Ebbene, se il rapporto tra la Cgil e gli altri sindacati con il governo era già incrinato, ora sembra naufragare. La battaglia per lo statuto dei lavoratori è stata vinta dal premier, che ora subisce le minacce di un referendum abrogativo. Intanto Landini continua a sottolineare come l’attuale governo non goda di una legittimazione elettorale vera e propria e che Renzi abbia cancellato i diritti dei lavoratori senza un’apposita consultazione dei sindacati.
Ma il premier etichetta le critiche come una pura campagna politica per l’ascesa del segretario generale della Fiom. Insomma la situazione è calda e non si raffredderà a breve, anche perché la parti sociali difficilmente accetteranno un intromissione della legge ordinaria a scapito della loro autonomia.