Trasferimento da Palermo ad altro incarico per ragioni di sicurezza.
Questa, la proposta che la terza Commissione del Consiglio Superiore della Magistratura ha fatto al sostituto procuratore del capoluogo siciliano Nino Di Matteo, il pubblico ministero del processo sulla presunta trattativa Stato-mafia, al centro di una serie di minacce da mesi.
Problema sicurezza
La procedura, affermano da Palazzo dei Marescialli, era stata aperta una decina di giorni fa da parte della Commissione che, come ha ricordato il consigliere Renato Balduzzi al Giornale Radio della Rai, ha preso l’iniziativa perché “nel tempo si è registrata un’escalation del problema sicurezza”.
Ringraziando il Csm, Di Matteo ha fatto sapere, durante un’audizione di ieri, di voler aspettare l’esito dei due concorsi a cui ha partecipato.
Uno riguarda il posto di sostituto procuratore ad Enna, il secondo, invece, è inerente all’incarico di sostituto procuratore alla Dna, la Direzione nazionale antimafia. Per questo secondo concorso, l’organo dei magistrati deciderà durante il plenum di oggi. Se Di Matteo non dovesse farcela, in virtù della procedura di sicurezza aperta, non potrebbe chiedere di essere destinato alla Procura Nazionale Antimafia perché sono ammissibili solamente trasferimenti tra uffici omologhi.
Il nome del presidente dell’Associazione Nazionale dei Magistrati era stato fatto dalla minoranza nella scorsa seduta e sarà in concorrenza con altri tre nomi proposti all’unanimità dalla Terza Commissione: Eugenia Pontassuglia, il pm di Bari sulle escort che l’imprenditore Tarantini portava nelle residenze dell’ex premier Berlusconi, il sostituto procuratore di Napoli Marco Del Gaudio e il sostituto procuratore generale di Catanzaro Salvatore Dolce, che ha condotto diverse inchieste sulle cosche calabresi.