Secondo la Bce l’Italia “necessita di ulteriori riforme per la crescita”. È quanto emerge dal bollettino di marzo della Banca centrale europea.
Riforme “significative” che, se attuate integralmente sia nel mercato del lavoro che nelle liberalizzazioni, potrebbero produrre una crescita del nostro Pil oltre il 10%. Sull’Italia, la Bce aggiunge: “Continua ad esservi un notevole scostamento dallo sforzo strutturale richiesto nell’ambito della regola del debito”. A farci compagnia è il Belgio.
Prevista accelerazione in Eurozona
Nell’Eurozona è prevista una accelerazione nell’attività economica. I “progressi compiuti in materia di riforme strutturali e risanamento dei conti pubblici” accompagnati all’export che può far leva sui “guadagni di competitività di prezzo e dalla ripresa mondiale” spingono in tale direzione.
A questo si aggiunge la diminuzione dei “rendimenti sulle obbligazioni sovrane dell’area euro con rating più basso” nonostante la loro volatilità “sia aumentata in relazione all’incertezza circa la possibilità per la Grecia di mantenere l’accesso all’assistenza finanziaria”.
Aumenta invece, in maniera “preoccupante”, la gravità degli squilibri macroeconomici in alcuni paesi tanto da far sorgere “qualche interrogativo sull’applicazione” oltre che “sull’efficacia del meccanismo preventivo”.
Commento ministro Padoan
Intanto arrivano le dichiarazioni del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan che sulla regola del debito dice: “Si rispetta, come detto anche dalla Commissione Ue, anche se si fanno le riforme in modo deciso”.
In materia di regole, Padoan ha inoltre precisato: “Le regole hanno una duplice finalità: contribuire al funzionamento dell’economia e sostenere la costruzione di reputazione e fiducia reciproca. Il grado di fiducia e reputazione di ciascuno Stato membro è associato alla sua capacità di confermarsi alle regole”. Aggiungendo: “Se però le regole si rivelano inadeguate ad affrontare circostanze eccezionali, quali una recessione prolungata, il rispetto dell’efficienza ex ante può condurre a comportamenti controproducenti, fino a un fallimento delle istituzioni”.