Quattro mesi di lavoro in più. E’ arrivata la circolare INPS che rende operative le nuove norme sull’adeguamento dell’età pensionabile alle speranze di vita. E così la pensione nei prossimi anni continuerà ad allontanarsi progressivamente.
D’altronde, dal 2013 si è già registrato uno scivolamento in avanti di ben 7 mesi, che rende sempre più concreta la possibilità di arrivare addirittura a quota 70 anni ben prima di quanto previsto. Le nuove cifre per la pensione di vecchiaia, a fronte di un minimo di 20 anni di anzianità contributiva, sono di 65 anni e 7 mesi per le lavoratrici donne dipendenti, limite che sale a 66 anni e 1 mese in caso di lavoro autonomo. Per gli uomini non c’è differenza tra dipendente ed autonomo, con una soglia pari a 66 anni e 7 mesi.
Pensioni, nuovo appuntamento al 2019
Non è però finita qui. Le conseguenze delle prospettive di allungamento della vita media continueranno a produrre effetti anche nei prossimi anni. Nel 2019 è previsto infatti un nuovo adeguamento, con un ritocco all’insù delle soglie, da quantificare in base ai futuri parametri relativi alle aspettative di vita. Una manovra prevista già prima della controversa Legge Fornero, in quanto presente nella manovra estiva del luglio 2010 impostata dall’ultimo governo Berlusconi.
L’obiettivo finale, come spiegato anche dal nuovo presidente dell’INPS Tito Boeri, resta sempre uno solo: riportare i conti dell’Inps sotto controllo. Perchè, come spiegato dallo stesso Boeri a La7, “in Italia si allungava la vita, ma si accorciava la vita lavorativa”, e quindi “questo rendeva il sistema pensionistico non sostenibile”. La chiave per il futuro? “una certa flessibilità nell’uscita dal mondo del lavoro, ma in un contesto sostenibile”. Quindi l’annuncio di una “proposta organica” per introdurre una certa flessibilità nel sistema pensionistico, un pacchetto da presentare entro giugno. Da Boeri sì – ma a patto di avere risorse adeguate, che comunque “si possono trovare” – anche ad una sorta di “reddito minimo” per le persone nella fascia tra i 55-65 anni che hanno perso il lavoro e sono ancora lontane dalla pensione.
Per quanto riguarda l’anzianità di lavoro richiesta per ottenere la pensione – prima di aver raggiunto l’età per quella di vecchiaia – il requisito minimo diventa di 42 anni e 10 mesi per gli uomini e di un anno in meno per le donne. Anche qui, si tratta di adeguamenti momentanei – validi sino al 31 dicembre 2018 – in quanto la Legge Fornero prevede modifiche con cadenza biennale. Slitta la pensione anche per i lavoratori sotto il vecchio regime delle “quote”: dal prossimo anno è necessaria un’anzianità contributiva di almeno 35 anni. L’età anagrafica minima sarà di 61 anni e 7 mesi – con il necessario raggiungimento di quota 97,6 – per i dipendenti e di 62 anni e 7 mesi (e quota 98,6) per gli autonomi.