Che in Ucraina ci sia una vera e propria guerra civile non vi sono dubbi: il governo, nelle scorse ore, ha comandato un attacco verso le regioni sud-orientali, quelle sotto l’egida dei ribelli filorussi.
Sloviansk, cittadina della regione di Donec’k ed a 650 chilometri da Kiev, è la prima ad essere messa a ferro e fuoco dall’esercito regolare ucraino. L’obiettivo è riconquistare la città nella quale i separatisti tengono in ostaggio alcuni osservatori dell’Ocse, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico. “Un’operazione su vasta scala”, ha annunciato l’esecutivo. Lo scontro tra ucraini e filo-Mosca è cominciato dalle prime ore del mattino: lunghe sparatorie tra le fazioni hanno messo in pericolo varie vite dei cittadini, ma a pagarne le spese, come prevedibile, sono stati i militari.
Nelle file ucraine si registrano “due morti e molti feriti”, ha annunciato il Ministero della Difesa. Che continua: “colpiti tre nostri elicotteri”, versione quasi identica a quella dei ribelli che hanno informato circa l’abbattimento di due aeromobili. La possibilità di distruggere questi mezzi militari deriva dal fatto che i separatisti, accusa Kiev, lanciano missili manpads (corto raggio). Nelle fila rivoltose, invece, i morti conterebbero un’unità, secondo Rossia 24 (tv russa).
Ma il pericolo maggiore è il coinvolgimento dei cittadini, senza dubbio: il Ministro dell’Interno, Arsen Avakov, ha chiesto ai cittadini della città di restare chiusi a casa e serrare le finestre. “I terroristi hanno aperto il fuoco con armi pesanti contro le forze speciali ucraine, compresi lanciamissili”, e “sparano nascondendosi dietro ai civili, usando grandi immobili residenziali”. Nel frattempo le truppe regolari hanno strappato nove check point ribelli, che da due settimane circa non vedevano forze di Kiev.
Una situazione che quotidianamente può cambiare e modificarsi. Anche drammaticamente, quello è il pericolo. Nel frattempo la lotta diplomatica è in atto: da una parte Putin che ha ri-indetto la giornata di festa per il primo maggio. Un’usanza che non si teneva dall’Unione Sovietica e che si è trasformata in un omaggio ai filorussi in Ucraina dell’est.
Dall’altra l’Europa occidentale che proprio oggi, attraverso la Merkel, ha fatto sapere a Putin come uno degli obiettivi sia la liberazione degli ostaggi dell’Ocse, mentre per mezzo del Fondo Monetario Internazionale sono stati investiti 17 miliardi di dollari in favore dell’Ucraina.
Daniele Errera