Socialisti, incontro a Roma il 29 Marzo
E’ davvero prematuro ipotizzare la rinascita del socialismo ma forse una speranza puo’ esserci dal momento che non al socialismo in generale si fa riferimento ma al socialismo rivoluzionario che negli anni ’60 l’intellettuale e scrittore francese Gilles Martinet immortalò nel fortunato bestseller La conquista dei poteri.
Un ossimoro, ma più esattamente un’eresia: o si era riformisti o si era rivoluzionari: inconcepibile e paradossale dirsi e concettualizzare un socialismo rivoluzionario anche detto di sinistra di cui furono protagonisti Riccardo Lombardi, Vittorio Foa, Bruno Trentin e Pietro Ingrao che festeggia proprio in questi giorni, il 30 marzo, i suoi cento anni vissuti a sinistra e per la sinistra.
E il giorno prima della festa di Ingrao, il 29 marzo, a via dei Frentani a Roma, mille e passa audaci socialisti provano a rinverdire quel nobile filone culturale e politico degli anni ’60 che si muoveva senza pause, tentennamenti e riverenze alla ricerca di una via d’uscita tra il marxismo-leninismo imposto ma con disastrosi risultati sul piano dell’uguaglianza e della libertà nell’Urss e la nascente socialdemocrazia che avrebbe dominato, in virtù di un debole compromesso non sempre onorevole con il capitalismo, nel Vecchio Continente.
L’obiettivo del rassemblement socialista, cui aderiscono esponenti del liberalismo di sinistra come il direttore di Critica liberale, Enzo Marzo e il fondatore di Iniziativa 21 giugno un campo aperto per la sinistra, Gim Cassano, di domenica è riunificare nel segno del socialismo di sinistra in una sola soggettività organizzata laica tutto l’universo delle associazioni socialiste interne e esterne al Psi che vogliono contrastare ogni forma di annullamento del Socialismo italiano nelle file del Pd e che intendono partecipare autonomamente, con la propria identità, al progetto della costruzione di una nuova Forza della Sinistra italiana.
Così a 30 trent’anni dalla cremazione senza riti religiosi, da lui stesso disposta qualche anno prima, ricompare come un fantasma, l’Ingegnere acomunista, né filo né anticomunista, a entusiasmare o a turbare gli animi affranti dei socialisti, proprio nel 70esimo della Liberazione, di cui è stato uno protagonisti più attivi: fu il primo prefetto di Milano liberata militarmente dal nazi-fascismo, ma non culturalmente dato il torbido clima di razzismo e antisemitismo che si respira in Italia e in Europa.
Dunque, i mille e passa audaci rispolverano il meglio della storia e tradizione socialista, per onestà e rigore, intelligenza e progettualità, al fine di dar vita a un nuovo tessuto di alleanze con tutte le forze politiche, tendenzialmente ispirate da impostazioni politiche e culturali proprie della tradizione del Socialismo di Sinistra per costruire un nuovo progetto di modello di sviluppo e di crescita finalizzato a una credibile, praticabile, affidabile alternativa di governo della Sinistra.
Dalle adesioni in crescita, favorite anche dall’ennesimo scandalo sugli appalti che ha coinvolto direttamente l’ex-ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi e indirettamente il segretario del Psi e sottosegretario, Riccardo Nencini, dovrebbero essere alcune migliaia a rispondere all’iniziativa lanciata da due esponenti di minoranza del Psi, Franco Bartolomei e Alberto Benzoni e da Giovanni Rebechi della Federazione dei socialisti e il giurista Felice Besostri del Gruppo di Volpedo.
Un mero sussulto d’orgoglio socialista limitato nel tempo o l’avvio di un processo di riunificazione finalizzato alla costruzione di una nuova forza di Sinistra? Difficile far previsioni e pronostici: certo la perdurante crisi d’identità della sinistra lascia qualche chance di successo, che potrebbe crescere qualora si avesse il coraggio di caratterizzare il progetto culturale e politico su una questione quasi elusa, lasciata in sospeso, la laicità, che invece caratterizzò fortemente i protagonisti del socialismo rivoluzionario senza mai degradare al laicismo incocludente.
In soccorso viene ancora un eretico, oscurato e manipolato nel tempo, Antonio Gramsci che sin dall’Ordine Nuovo dove affido’ la cultura al brillante liberale, Piero Gobetti, e poi nel duro carcere fascista si occupò della quistione vaticana ironizzando nei Quaderni del carcere sull’attività delle associazioni e ordini religiosi, come la Compagnia di Gesù o l’Azione Cattolica, nelle fabbriche tra gli operai: i poveri devono contentarsi della loro sorte, poiché le distinzioni di classe e la distribuzione della ricchezza sono disposizioni di Dio, e sarebbe empio cercare di eliminarle (…) l’elemosina è un dovere cristiano e implica l’esistenza della povertà.
Un tema, la laicità, ossia la separazione tra Stato e Chiesa, che vide i socialisti di un tempo ormai lontano in prima fila – e Lombardi da azionista fu un fermo, intransigente oppositore dell’art.7 della Costituzione, i Patti Lateranensi del ’29, voluto dal Pci di Palmiro Togliatti in combutta con la Dc di Alcide De Gasperi e le destre, sotto la regia della Chiesa – poi purtroppo sempre meno attenti, come del resto gli stessi ex-comunisti, fino a derubricarla dall’agenda politica.
La laicità non la si può dare mai per scontata: essa va ribadita sempre, se non si vuole che finisca nel vortice dell‘annullamento come è successo per il socialismo delle origini, rivoluzionario e di sinistra che dir si voglia, ridotto con e per la fallimentare terza via liberista di Tony Blair nel credo socialista, cristiano, liberale, fatto proprio dal gotha del Pse e dal premier Matteo Renzi.
Carlo Patrignani