Il Senato ha approvato in via definitiva il decreto sulle banche che contiene la riforma delle Popolari e il provvedimento sulla portabilità dei conti bancari. Con 155 sì e 92 no (nessun astenuto) l’Aula ha votato la fiducia che il governo aveva messo stamattina sul provvedimento con l’annuncio del ministro Boschi.
Misura principale di tutto l’impianto è l’articolo 1, che impone alle 10 maggiori banche popolari italiane (che fatturano oltre 8 mld all’anno ciascuna) la trasformazione in società per azioni. “Le trasformazioni in Spa delle popolari si faranno attraverso una serie di aggregazioni, con un processo di consolidamento non è detto che poi rimanga confinato a quel solo mondo”, ha detto ieri in proposito Giuseppe Castagna, il numero uno di Bpm.
Perplessità nel Pd
Il provvedimento ha destato polemiche anche all’interno del Partito democratico: “Sarebbe stato più auspicabile un intervento meno ‘a gamba tesa’, come il governo sta facendo promuovendo l’autoriforma del Credito cooperativo o l’evoluzione del ruolo delle Fondazioni bancarie”. Una volta entrato in vigore il provvedimento sulle Popolari, serviranno le disposizioni attuative da parte di Bankitalia che faranno scattare i 18 mesi di tempo entro cui le popolari con asset superiori agli 8 miliardi dovranno trasformarsi in Spa. Recentemente, il direttore generale di via Nazionale, Salvatore Rossi, ha garantito che ciò avverrà in tempi “molto brevi”.
Rischio incostituzionalità
Come riporta Repubblica, secondo alcuni costituzionalisti e professori il decreto in scadenza domani potrebbe presentare profili di incostituzionalità. “Una volta a regime, un socio delle Popolari potrebbe decidere di far ricorso alla Corte Costituzionale. Lì si aprirebbe una partita difficile: già importanti giuristi riconoscono che il testo è in conflitto con la Costituzione, che prescrive alla Repubblica di riconoscere ‘la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità'”. Insomma, il professore prefigura scenari di un blocco a posteriori del provvedimento, con tutte le possibili ricadute “sui mercati azionari e sulla stabilità delle banche”.