Sventata forse una guerra dell’acqua in Africa. Egitto, Etiopia e Sudan hanno firmato una dichiarazione di principi sull’utilizzo delle acque del Nilo, che sono contese da tutti i paesi del suo bacino e regolate da un accordo del 1929 che assegna all’Egitto il diritto di veto su qualunque progetto che i paesi interessati volessero realizzare a monte del corso d’acqua.
Il padrone dell’acqua
Secondo quell’accordo l’Egitto ha diritto ad oltre il 95% della portata d’acqua del fiume. Ora la dichiarazione d’intenti, finalmente, rimuove questo accordo e impegna i paesi interessati a realizzare una nuova intesa.
Egitto ed Etiopia erano arrivate ai ferri corti, minacciandosi a vicenda guerra e bombardamenti aerei. L’Egitto preoccupato di dover rinunciare alle miracolose piene del Nilo che rendono fertile, fin dal tempo dei faraoni, le terre attraversate dal suo corso che altrimenti sarebbero un arido deserto, si è sempre opposto alla realizzazione in Etiopia, sul ramo del Nilo Azzurro, di una diga che raccogliesse le acque e le utilizzasse per produrre energia.
La rinascita etiope
Per Addis Abeba questo progetto è irrinunciabile. La Diga è il più grande sistema idroelettrico di tutta l’Africa ed è stato definito la “Diga della Rinascita”. Sulla carta dovrebbe dare energia e luce elettrica a tutto il paese, anche nelle più remote regioni dell’altopiano, e venderla ai paesi vicini.
L’Etiopia conosce una formidabile crescita economica ed ha un assoluto bisogno di energia. L’Egitto, con il deposto presidente Morsi, non voleva concedere nulla: aveva minacciato bombardamenti e aveva anche detto di avere già preparato un piano per distruggere l’intero progetto che l’Etiopia aveva già cominciato a costruire (tra l’altro l’impresa costruttrice è l’italiana Salini).
Ora questa dichiarazione di intenti cambia tutto. Il Cairo dovrà rinunciare a qualcosa e l’Etiopia potrà proseguire i suoi lavori di costruzione. La dichiarazione dovrà tramutarsi in un accordo dettagliato ma intanto è già un successo che Addis Abeba e Cairo abbiano smesso di minacciarsi guerra.