Ci siamo occupati recentemente della produzione nel settore delle costruzioni in Italia, che è ancora in una crisi talmente profonda da non vedere un’uscita, ma come è messo il resto d’Europa? Decisamente meglio, diciamo.
Sappiamo come il settore edilizio sia stato un motore della crescita, o comunque una delle prime e principali conseguenze del boom economcio di alcuni Paesi periferici prima della crisi economica, soprattutto in Irlanda e Spagna, con prezzi delle case in media raddoppiati tra il 2000 e il 2007.
In Spagna furono costruite in quel periodo circa 5 milioni di case, più che in Inghilterra, Francia, Germania messe insieme.
In Irlanda si arrivò a concedere mutui fino al 100% del valore della casa, e il ricorso al debito privato portò quest’ultimo, nel caso della Spagna a rappresentare il 105% del reddito disponibile, con un allungamento della durata dei mutui da 12 a 15 anni.
Quando nel 2007-2008 la bolla scoppiò, tuttavia, l’impatto fu rapido e violento: in Spagna i prezzi tra il 2007 e il 2013 calarono del 37%, mentre in Irlanda già nel 2012 si era tornati al livello del 2001. Senza contare gli effetti sul debito privato e su quello pubblico, per i salvataggi necessari delle banche ormai fallite.
In altri Paesi, innanzitutto la Germania, tutto ciò non accadde, e i prezzi delle case rimasero stagnanti, se non in leggero calo, come il costo del lavoro tra l’altro.
Tutto questo per introdurre la prima mappa, che ci mostra la variazione nelle produzione nelle costruzioni tra 2013 e 2014:
L’Italia vede la crisi più nera per l’edilizia, dopo Portogallo e Cipro, da noi il calo è del 10%, e non si vede uno spiraglio, è chiaro che come era stato già sottolineato, il ritardo nel calo dei prezzi, le resistenze e il feticismo per il mattone delgi italiani hanno ritardato gli aggiustamenti con la paralisi del settore come conseguenza.
In Irlanda vi è addirittura un aumento del 11% e in Spagna il calo è di solo il 2,3%, mentre in Grecia dello 0,8%. Nei Paesi che meno hanno sofferto o stanno soffrendo la crisi, come Germania, Svezia, Ungheria vi sono degli aumenti anche considerevoli, superiori al 10% in Ungheria e Lituania.
Se guardiamo al livello attuale di produzione nelle costruzioni rispetto al 2010, osserviamo una peculiarità per l’Italia:
Ancora l’Italia con il 30% in meno di produzione, è il Paese dopo il Portogallo con meno costruzioni, la Spagna, che nel 2010 già aveva visto una prima crisi dell’edilizia ora è “solo ” 17 punti sotto il livello di quell’anno, mentre Austria, Germania e Svezia sono più di 10 punti sopra.
Ancora una volta si dimostra che quando un Paese, e l’Italia è tra questi, ritarda ostinatamente aggiustamenti necessari, nonchè riforme in altri campi, in risposta a una crisi, forse la crisi lo colpirà con più ritardo, lasciandolo illudere di essere più immune di altri, ma in realtà lo colpirà più duramente, e soprattutto la ripresa avverrà quando gli altri Paesi saranno già usciti dal tunnel, e rafforzati.