Pena di morte: lo scorso lunedì Gary Herbert, Governatore dello Utah, ha firmato una proposta di legge che reintroduce, tra i metodi per portare a compimento una condanna a morte, la fucilazione.
Pena di morte: la riforma
I condannati alla pena capitale in Utah, prima del 2004, potevano scegliere se morire per mezzo di un’iniezione letale oppure fucilati. È così che proprio l’ultima esecuzione per fucilazione negli Stati Uniti è stata portata a termine nel 2010, a carico di Ronnie Lee Gardner.
Successivamente al 2004 i plotoni di esecuzione erano stati aboliti. Ma la difficile reperibilità di miscele letali, anche a seguito del boicottaggio da parte dei produttori europei, che, sin dal 2011, avevano deciso di non vendere le miscele alle prigioni americane, nell’intento di scoraggiare l’impiego della pena di morte, hanno indotto il Governatore dello Utah a reintrodurre la fucilazione, come metodo alternativo all’iniezione letale.
Le ragioni
D’altro canto, già si temeva che il boicottaggio non sarebbe stato sufficiente e che gli stati americani avrebbero trovato il modo di aggirare il problema della irreperibilità delle miscele letali, escogitando nuovi metodi di esecuzione.
Così è stato. Se da un lato, infatti, alcuni stati hanno semplicemente approvato leggi per abolire la pena di morte (tra questi il Connecticut, l’Illinois, il New Jersey, il New Mexico, il Maryland e lo Stato di New York) e alcuni hanno approvato una moratoria (come la Pennsylvania, al fine di investigare il sistema di esecuzione delle sentenze di condanna alla pena capitale), dall’altro, gli stati che ancora annoverano la pena di morte tra le sanzioni penali, in particolar modo la Florida, il Texas, il Missouri, la Georgia e l’Oklahoma, hanno trovato il modo di coprire le spalle, tramite l’approvazione di leggi sulla secretazione di informazioni di carattere industriale, ad aziende farmaceutiche che segretamente producono cocktail letali, che vagamente somigliano alle miscele letali di produzione europea.
Altri, come lo Utah, hanno proposto appunto la reintroduzione dei plotoni di esecuzione, laddove la miscela letale fosse irreperibile nei trenta giorni precedenti il giorno fissato per l’esecuzione, ritenendo la fucilazione “una delle modalità più umane di uccidere qualcuno”.
Le critiche
Una pioggia di critiche è piovuta sull’amministrazione dello Utah, da parte di associazioni per i diritti civili, e da una fiumana di cittadini americani e non che hanno personalmente provveduto a fare recapitare i propri messaggi indignati ai rappresentati dello stato americano, minacciando di boicottare le località turistiche situate in Utah.
Randy Lee Gardner, fratello dello stesso Lee Gardner fucilato nel 2010, ha esternato il suo disgusto rispetto alla legge approvata da Herbert, sostenendo che non esiste una maniera umana di uccidere, e che i fori provocati dai proiettili sul corpo del fratello non sembravano affatto umani.
Gli altri stati americani
Purtroppo, l’escalation nella ricerca di ulteriori metodi di esecuzione della pena capitale non si ferma allo Utah. Il Tennessee, per esempio, starebbe considerando l’ipotesi di reintrodurre la sedia elettrica. L’Oklahoma e il Missouri, poi, vorrebbero consentire l’uso di camere a gas.
Nel frattempo, due detenuti nello Utah sarebbero in attesa della loro esecuzione, che, però, fonti riferiscono, non dovrebbe essere portata a termine prima di due anni. Si tratta di Ron Lafferty, ritenuto responsabile dell’omicidio di sua cognata e del suo bambino, e Doug Carter. Il primo, essendo stato condannato prima del 2004, aveva già optato per la fucilazione. Il secondo, invece, avrebbe scelto l’iniezione letale, ma laddove lo Utah non fosse in grado procurarsi una dose sufficiente per l’esecuzione, potrebbe doversi preparare ad affrontare il plotone di esecuzione.
La soluzione più adeguata
La soluzione al problema dell’irreperibilità delle miscele letali potrebbe essere facilmente risolto con l’abolizione della pena di morte, considerando pure il calo dei consensi nell’opinione pubblica statunitense (dall’80% nei tardi anni ’90, a circa il 60% nel 2013) rispetto alla pena capitale.
Non si dimentichi, però, che oltre ad una questione economica, si tratta, innanzi tutto, di un problema etico, e inestricabilmente collegato ai diritti fondamentali della persona umana, in particolar modo il diritto alla vita. L’argomento economico, si ritiene, dovrebbe tutt’al più rivestire un ruolo servente nel far penetrare l’idea della disumanità della pena di morte nella mentalità dell’opinione pubblica che ancora milita a favore della pena capitale.