Dl antiterrorismo, Alfano “Chi per intercettazioni ora difensore privacy”. Si anima il dibattito dopo la decisione del premier Renzi di stralciare la norma sul controllo del remoto. Al coro di applausi intonato da molti, Garante della privacy su tutti, si contrappone quello degli insoddisfatti in seguito alla decisione del capo dell’esecutivo.
Figura tra questi il ministro dell’Interno Angelino Alfano che, ospite a “La telefonata” di Belpietro su Canale5, ha ribadito la sua posizione: “La privacy è un diritto fondamentale ma mi fanno sorridere quelli che hanno sempre detto di esserne a difesa ma sono stati a favore delle intercettazioni per i processi, ora che c’è da combattere il terrorismo si svegliano improvvisamente come difensori della privacy”.
Alfano difende norma “Grande fratello”
Alfano ha spiegato: “La norma proposta non consentiva alla polizia di entrare nei pc ma comprendeva le stesse norme per le intercettazioni telefoniche, quindi si sarebbero comunque svolte sotto autorizzazione della magistratura e per le fattispecie terroristiche”. Precisando poi che “il testo approvato in Cdm relativo anche alla radicalizzazione sul web, resta fermo e prevede lo spegnimento dei siti se c’è un rischio di proselitismo sul web”.
“La sfida contro il terrorismo non ammette vantaggi per i terroristi chi si è svegliato adesso tutore della privacy ci deve dire se ritiene che per contrastare un reato che ha più di 5 anni di pena è disponibile a fare le intercettazioni e origliare nella vita privata e invece per contrastare il terrorismo non è disponibile a fare in modo che la magistratura autorizzi la possibilità di intercettare una email” ha proseguito il ministro.
Spataro “Intercettazioni strumenti importanti”
Proprio sul tema delle intercettazioni è intervenuto il procuratore di Torino Armando Spataro: “Le intercettazioni e le tecniche connesse, come l’analisi dei tabulati dei cellulari che spesso rivelano contatti e spostamenti degli indagati, sono certamente strumenti importanti di ricerca della verità. Se i criminali sfruttano la modernità, perché non dovrebbe farlo chi indaga su di loro?”.
Spataro ha voluto inoltre smentire quanti sostengono che le intercettazioni costituiscano una spesa eccessiva per le casse dello Stato evidenziandone gli eventuali vantaggi che deriverebbero dall’individuazione corrotti, mafiosi, evasori e bancarottieri.
Al giudice decisione rilevanza o meno conversazioni
Sul tema della rilevanza o meno di una conversazione, il procuratore di Torino rimanda la decisione al giudice e aggiunge: “La conversazione rilevante non è solo quella in cui l’intercettato parla dell’omicidio commesso ma anche quella in cui emergono significativi contatti personali o la disponibilità di grosse somme di denaro. Persino parole innocenti possono rivelarsi allusive. È inutile sforzarsi di definire per legge la rilevanza delle conversazioni: è compito dei giudici”. Ai legislatori suggerisce: “Basterebbe, come era scritto nel ddl Flick del ’98, estendere la segretezza degli atti fino al momento dell’udienza filtro e mantenerla sulle conversazioni ritenute irrilevanti dal giudice”.
Sabelli su pubblicazione intercettazioni irrilevanti
Quanto alla discussione sorta in merito alla pubblicazione delle intercettazioni irrilevanti, Rodolfo Sabelli, presidente dell’Associazione nazionale magistrati, intervistato dal Corriere, fa sapere: “Noi siamo contrari alla pubblicazione indiscriminata di ciò che non è attinente al processo. Ma bisogna fare attenzione perché già in passato alcuni testi legislativi hanno provato ad allargare a dismisura il perimetro della non pubblicabilità degli atti”.
“Contro corruzione stessi strumenti contro criminalità organizzata”
Per porre un argine al fenomeno della corruzione, secondo Sabelli, “servono gli stessi strumenti utilizzati contro la criminalità organizzata. La ‘ndrangheta la tocchi con mano non solo in Calabria: è un fenomeno globale che ovunque genera corruzione. Ci sono anche le convenzioni di Strasburgo e di Merida che indicano strumenti efficaci contro la corruzione: le attività sotto copertura e il ritardato sequestro, tanto per citarne due”. Ma non solo: “La prescrizione andrebbe interrotta dopo la condanna di primo grado. Chiediamo processi più brevi e non più lunghi. Altrimenti, si rischia che l’estinzione del reato per prescrizione diventi il vero oggetto del processo”.
Su norma stralciata: “Va evitato rischio acquisizione indiscriminata”
Tornando alla norma stralciata dal Dl Antiterrorismo, il presidente dell’Anm sottolinea che “l’acquisizione dei dati informatici è strumento importante. Tuttavia, va evitato il rischio di acquisizione indiscriminata dei dati svincolata da motivate esigenze di indagine”.