Tra prescrizioni e assoluzioni la Corte di Cassazione è sempre al centro dei riflettori italiani. Ribaltamenti di giudizi, di condanne, di lavoro di anni di indagine, tutto in fumo. Una divergenza giuridica da far rabbrividire ogni paese che si fregia del principio dell’uguaglianza sociale. Un gioco in cui sembra che chi abbia il miglior avvocato sulla piazza vinca sempre. L’ultimo in ordine di tempo il sig. Lombardo, ex presidente della Regione Sicilia rinviato a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa, che ha assunto Coppi, il legale noto per aver assistito nel recente passato Giulio Andreotti, l’ex capo della Polizia, Gianni De Gennaro, l’ex governatore della Banca d’Italia, Antonio Fazio e Silvio Berlusconi. Un po’ la stessa strategia della famiglia Sollecito nel processo Meredith che ha ingaggiato in corso d’opera l’avv. Bongiorno, anch’essa protagonista di alcune assoluzioni storiche come quella di Andreotti, e che in pratica ha deciso con il suo lavoro l’esito della sentenza definitiva emessa ieri dalla Corte di Cassazione in relazione al caso Meredith, ennesima contraddizione interna al sistema giuridico italiano, uno spreco di denaro pubblico vera conseguenza negativa per il paese.
Ma cos’è la Corte di Cassazione?
La Corte suprema di cassazione è il “giudice di legittimità delle sentenze emesse dalla magistratura italiana”. A differenza dei tribunali, è una sola in tutta Italia, con sede al Palazzo di Giustizia di Roma, il che garantisce decisioni omogenee nell’assicurare “l’esatta osservanza e uniforme interpretazione delle norme di diritto“. La Corte di Cassazione non giudica il fatto o il merito del processo, ma è un giudice di legittimità chiamato a verificare che nei processi precedenti le leggi siano state applicate correttamente e che tutto si sia svolto secondo le regole. Per farla ancora più semplice, non deve mettersi a riesaminare le prove e sentire i testimoni; ma solo studiare le carte e ascoltare quanto pubblici ministeri e avvocati della difesa hanno da dire a riguardo. Dopodiché, si decide.
Un po’ di storia
Dalle origini francesi all’arrivo in Italia in pieno regno savoiardo (1848 anno di fondazione della corte di cassazione di Torino), fino alla nascita con il regno d’Italia delle sedi regionali delle corti di cassazione. L’unificazione di quest’ultime avvenne con il regime fascista nel 1923.
Tutto questo dopo l’ennesima clamorosa sentenza di assoluzione per gli imputati nel caso Meredith, dopo l’assoluzione di Berlusconi nel processo Ruby, dopo l’annullamento delle condanne nel processo Eternit, e potremmo continuare ancora, in un ampliamento del senso di sdegno che da solo dovrebbe bastare per un ripensamento del sistema giuridico italiano, almeno dal punto di vista del senso di uguaglianza sociale, perché la legge deve essere “Uguale per tutti” in pratica, a prescindere dall’ammontare della parcella dell’avvocato, nel rispetto delle leggi la cui interpretazione non può essere fatta ad personam, creando divergenze di opinione inconciliabili, perché non si tratta semplicemente di idee, ma di persone sottoposte a giudizio, le cui vite finiscono con il dipendere dall’interpretazione di una persona, piuttosto che della legge. Questa la sensazione che rimane nel venire a conoscenza delle sentenze della Cassazione, un sensazione di sdegno che fa da anticamera a quella di ingiustizia.