Quale è il punto chiave delle inchieste odierne sulla corruzione? “Non ripetere gli errori del ’92”. A parlare è Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità nazionale Anticorruzione, intervistato dal quotidiano Repubblica. Un Cantone che però difende le inchieste: “sono un fatto positivo perchè se la mafia è un tumore bisogna estirparlo”. Ma senza ripetere gli errori di oltre 20 anni fa, e cioè evitando di “non inserire nel sistema gli anticorpi e credere che le sole indagini bastino per contrastare la corruzione”.
Un’arma indispensabile per Cantone sarebbe “un codice degli appalti ben fatto come strumento per evitare che in futuro si verifichino fatti di corruzione”. Dal magistrato arriva anche la difesa dello strumento delle intercettazioni, un’arma “indispensabile per contrastare la corruzione”, che è “forse il peccato più grave” della democrazia, un “cancro, ma curabile”. Riguardo alle intercettazioni e al “tema della limitazione della pubblicità dei colloqui irrilevanti” è importante trovare “un giusto equilibrio che consenta ai giudici di stabilire quali sono le intercettazioni utili” senza depotenziare lo strumento.
Cantone e Lupi
Cantone parla anche dell’inchiesta sugli appalti condotta a Firenze, dalla quale emergerebbe “uno spaccato interessantissimo”, e dice la sua anche a chi gli chiede cosa avrebbe fatto nei panni di Maurizio Lupi – anche in riferimento alle voci che lo vedevano in pole position per sostituire il ministro dimissionario – dichiarando che “penso che non mi sarei ritrovato in quei panni”.