Renzi “Uomo solo al comando” preoccupa la stampa italiana

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Alessandro Sallusti, direttore del “Giornale” di proprietà di Silvio Berlusconi, si scaglia con estrema violenza in un suo editoriale, contro le due maggiori testate italiane, Corriere della Sera e Repubblica.

Lo sfogo di Sallusti prende l’avvio da due editoriali pubblicati in questi giorni da Angelo Panebianco sul Corriere della Sera e da Eugenio Scalfari su Repubblica, nei quali si denuncia la posizione di Matteo Renzi che appare sempre più solo al comando.

Sallusti allora, premettendo che gli editoriali in questione consentano ora di poter definire senza timore Renzi un “dittatore”, ne aprofitta per scagliarsi contro l’”antiberlusconismo” di queste due testate, usando parole di fuoco: “Parliamo di giornali che accecati dall’antiberlusconismo hanno sputato sul loro e nostro Paese, infangato e screditato istituzioni e grandi aziende nazionali, che hanno auspicato prima e inneggiato poi alla cessione di parte della sovranità nazionale a governi e poteri bancari esteri. Parliamo di intellettuali che hanno applaudito all’arrivo di un governo – quello di Monti – extraparlamentare, che hanno coperto i complotti di Napolitano, peggior presidente della storia repubblicana, che hanno taciuto sulle invasioni di campo della magistratura, che non sono scesi in piazza a sventolare la Costituzione – come accadeva ai tempi di Berlusconi regnante – quando si insediò Renzi, terzo premier consecutivo arrivato a Palazzo Chigi senza passare dalle urne.”

In ogni caso la figura di Renzi come “uomo solo al comando” preoccupa l’opinione pubblica italiana, e da più parti si sono levate voci di critica nei confronti dell’accentramento di potere nelle mani di Renzi.

Corriere, Repubblica e Fatto, tutti contro Renzi

Panebianco nel suo editoriale paragonava Renzi a Berlusconi, sostenendo però come quest’ultimo abbia sempre avuto contro gran parte dell’opinione pubblica e delle opposizioni, mentre all’attuale premier vengano perdonate molte cose: “Sia Berlusconi ai suoi bei dì che Matteo Renzi da quando è al governo sono stati accusati di autoritarismo, di rappresentare una minaccia per la democrazia. Ma c’è una grandissima differenza. Berlusconi aveva contro (ferocemente contro) metà dell’Italia e, per conseguenza, anche una grande quantità di persone che contavano tantissimo sia dentro che fuori il Paese. Renzi, invece, è accusato di autoritarismo solo da una minoranza (sinistra pd, Cinque Stelle, una parte del sindacato), per lo più composta da sconfitti, molti dei quali presumibilmente in marcia verso una definitiva marginalità politica. Non è la stessa cosa. E infatti le campagne contro Berlusconi e il suo supposto autoritarismo videro impegnati eserciti sterminati, guidati da persone dotate delle risorse necessarie per alimentare un volume di fuoco elevatissimo, capaci anche, ad esempio, di arruolare nella crociata antiberlusconiana fior di cronisti stranieri, figure di spicco del Parlamento europeo, eccetera eccetera”.

Più “soft” la strigliata di Eugenio Scalfari che riconosce a Renzi: “ l’innovazione, il coraggio e la volontà che gli hanno consentito di essere alla testa del Pd e di farne il più forte partito italiano” avvertendo il pericolo tuttavia del suo grande protagonismo: “ è Narciso e mira all’utile proprio”.

Antonio Padellaro, giornalista del “il fatto quotidiano”, infine paragona l’ex sindaco fiorentino a Bettino Craxi: “L’ascesa rapace tra partito e governo, senza fare prigionieri, sotto l’insegna del cambiamento. Il disprezzo per il Parlamento, l’insofferenza per i giornalisti: Renzi e Craxi, due carriere parallele, «lo specchio di un Italia malata».”