Turchia: dopo la morte del procuratore rapito ieri a Istanbul, oggi un uomo armato ha assaltato la sede del partito del presidente Erdogan.
Turchia: gli attacchi di ieri e oggi
Ieri, due uomini armati appartenenti al gruppo marxista-leninista DHKP/C (Devrimci Halk Kurtuluş Partisi-Cephesi – Fronte/Partito di liberazione del popolo) sono entrati nel tribunale di Istanbul e hanno preso in ostaggio il procuratore Mehmet Selim Kiraz.
Quest’ultimo si stava occupando delle indagini riguardanti la morte di Berkin Elvan, quindicenne turco rimasto ucciso in uno scontro con la polizia – stava andando a comprare il pane quando venne colpito in pieno da un lacrimogeno – durante le proteste di Gezi Park del 2013. Gli assalitori hanno chiesto una confessione pubblica ai poliziotti responsabili della morte di Elvan e che il giudice Kiraz fosse giudicato da un “tribunale del popolo”.
Come il lungo negoziato, durato 6 ore, così anche il blitz delle forze speciali non è servito a niente. Intervenute dopo aver sentito esplodere dei colpi di arma da fuoco, hanno ucciso i due sequestratori – Şafak Yayla, del 1991 e Bahtiyar Doğruyol, nato nel 1987 – e liberato Kiraz che però è morto poco dopo in ospedale a causa di 5 spari di cui 3 alla testa.
Oggi, sempre nella capitale turca (tuttavia, non è certo che l’azione sia collegata a quella di ieri) un uomo armato è entrato nella sede dell’AKP (Partito per la giustizia e lo sviluppo), formazione conservatrice e filo-islamica cui appartiene anche il Presidente Erdogan. L’uomo è stato arrestato nel giro di poche ore.
Turchia: il ritorno del terrorismo
Sale la tensione in vista dell’importante appuntamento delle politiche che si terranno il 7 giugno. Ieri la polizia ha caricato i manifestanti che si erano riuniti nel quartiere Okmeydani, quello dove era nato Elvan. Ancora più forte la repressione delle proteste nel distretto di Gazi.
Inoltre, le forze dell’ordine hanno condotto degli arresti che hanno riguardato una serie di persone ritenute vicine al DHKP/C e sospettate di preparare attacchi simili a quello di ieri: nella città di Antalya sono stati fermati 22 attivisti, altri 10 sono stati arrestati a Smirne e a Eskisehir.
L’atmosfera di questi giorni, dicono i media turchi, ricorda quella degli anni ’70, decennio caratterizzato da un’ondata di violenza politica anche dalle parti di Istanbul: tra il 1976 e il 1980 morirono negli scontri tra estremisti di destra e di sinistra circa 5mila persone. La violenza terminò dopo il 1980 quando Kenan Evren portò l’esercito al potere con un colpo di stato.