D’Alema: “Ci vuole un Ministro per il Mezzogiorno”
Scottato, anzi, indignato, per il polverone mediatico che lo ha travolto negli ultimi giorni, Massimo D’Alema torna a parlare di politica e lancia un’idea mai tramontata. “Secondo me ci vuole il ministro per il Mezzogiorno: è un segnale che va dato in un momento in cui la situazione del Sud appare così drammatica e disperata. E penso anche che dovrebbe avere poteri accresciuti” , afferma l’ex premier nel suo intervento alla presentazione del primo numero del 2015 della rivista Italianieuropei sul tema ‘Sprofondo Sud’, che si è svolta nell’aula magna dell’Ateneo di Bari.
Secondo D’Alema, questa figura “non dovrebbe limitarsi a essere il ministro che gestisce le risorse comunitarie ma, in qualche modo, dovrebbe avere la possibilità di intervenire, con delega del presidente del Consiglio, sulla coerenza meridionalistica di tutte le politiche pubbliche perché, naturalmente, il problema del Mezzogiorno non è legato soltanto all’uso delle risorse aggiuntive ma anche alle priorità che si adottano nelle grandi scelte della politica nazionale”. D’Alema ha ricordato che anche il presidente del Consiglio Matteo Renzi si era dichiarato favorevole all’istituzione del Ministero per il Mezzogiorno.
Ministero per il Mezzogiorno, D’Alema: “Renzi favorevole”
“Quando sono d’accordo con lui, e non accade sempre – ha sottolineato D’Alema – lo dico nella speranza che lo faccia. E anche questo non accade sempre. Non sono mai stato un patito del Ministero del Mezzogiorno, ma in questo momento è utile”, ha evidenziato D’Alema, secondo il quale, ad esempio, se le Regioni “non utilizzano i fondi europei, il ministro può intervenire con poteri sostitutivi e commissariali, in modo da punire la politica che non spende i fondi e non i cittadini”. L’ex premier si è augurato anche “che la classe dirigente meridionale non sia acquiescente nei confronti del potere centrale del Paese e abbia un rapporto dialettico verso la politica nazionale. Non corriamo in soccorso del vincitore come da tradizione. Non imitiamo – ha concluso D’Alema – quello che fece la destra meridionale che fu particolarmente subalterna verso il berlusconismo e il leghismo”.