Dopo lungo tergiversare, la Palestina è da ieri, mercoledì 1 aprile 2015, ufficialmente il cento ventitreesimo Stato Membro della Corte Penale Internazionale.
Statuto di Roma per la Palestina
Risale allo scorso 2 gennaio il deposito, da parte dei rappresentanti dello Stato Palestinese, di uno strumento di ratifica dello Statuto della Corte Penale Internazionale.
Lo Statuto è finalmente entrato in vigore per lo Stato della Palestina ieri, giornata segnata da una cerimonia celebratasi presso gli edifici della Corte, all’Aia (Olanda), durante la quale il Secondo Vice-Presidente, la Giudice Kuniko Ozaki, ha provveduto a consegnare nelle mani del Ministro degli Affari Esteri Palestinese, il Dott. Riad Al-Malki, una edizione speciale dello Statuto della Corte, come simbolo del reciproco impegno per la piena implementazione dello “Stato di Diritto”.
La cerimonia
Alla presenza del Presidente dell’Assemblea degli Stati Parte, di vari Giudici della Corte, del Sostituto Procuratore e del Cancelliere, il Secondo Vice-Presidente ha solennemente suggellato lo storico momento con le seguenti parole: “Dacché lo Statuto di Roma è entrato in vigore per lo Stato della Palestina, quest’oggi, essa acquisisce tutti i diritti e le responsabilità derivanti dall’essere Stato Parte dello Statuto”.
Il Ministro degli Esteri Palestinese, Al-Maliki, ha ulteriormente sottolineato che “dacché la Palestina diviene oggi Stato Parte dello Statuto di Roma, il mondo intero compie un passo in avanti nel porre fine ad una lunga era di impunità e ingiustizia. Senza ombra di dubbio, quest’oggi ci porta più vicino ai nostri comuni ideali di giustizia e pace”.
Cosa comporta l’entrata in vigore dello Statuto per la Corte?
L’entrata in vigore dello Statuto di Roma consentirà alla Corte di prendere cognizione dei crimini internazionali previsti dallo Statuto che siano commessi sul territorio della Palestina o da Palestinesi a partire da ieri, mercoledì 1 aprile 2015 in avanti. Ciò consentirebbe, pertanto, di perseguire penalmente i vertici israeliani che rivestano un ruolo attivo nei crimini perpetrati su suolo palestinese, ma anche le figure di vertice, appartenenti in particolar modo alle fazioni palestinesi presenti soprattutto nella Striscia di Gaza, che si rendano responsabili, a loro volta, di crimini previsti dallo Statuto.
La precedente iniziativa palestinese
Cionondimeno, una ulteriore dichiarazione ad hoc, depositata dallo Stato Palestinese lo scorso 1 gennaio, consentirebbe alla Corte Penale Internazionale di investigare crimini che siano stati commessi nella Striscia di Gaza o in Cisgiordania, prima dell’entrata in vigore dello Statuto, ed in particolar modo a partire dal 13 giugno 2014. La dichiarazione, conforme alle disposizioni dello Statuto, era stata depositata al fine di consentire alla Corte di investigare circa i crimini commessi, in particolar modo, nel corso dell’offensiva israeliana sulla Striscia di Gaza della scorsa estate.
E, di fatto, un esame preliminare della situazione in Cisgiordania e Gaza – ancora in itinere – è stato inaugurato dal Procuratore della Corte, Fatou Bensuda, intorno a metà gennaio.
Le reazioni di Hamas e Israele
Le reazioni dei leader di Hamas all’entrata in vigore dello Statuto non si sono fatte attendere. Ismail Radwan avrebbe, infatti, lodato l’iniziativa alla Corte, sottolineandone il potenziale al fine di mettere fine all’occupazione israeliana della Palestina e di combattere i crimini commessi contro il popolo palestinese.
Dall’altro lato, Israele, che ricordiamo non essere parte dello Statuto della Corte Penale Internazionale, ha sempre opposto le iniziative palestinesi all’Aia, minacciando azioni di lobbying internazionale volte a fare tagliare i fondi destinati alla Corte. Iniziative che, sebbene poste in essere, non hanno raggiunto il loro scopo.
L’entrata in vigore dello Statuto per la Palestina
Al di là dei futuri sviluppi che potrebbero far seguito all’entrata in vigore dello Statuto, due aspetti sembrano degni di particolare attenzione.
Per un verso, la scelta delle autorità palestinesi, come sottolineato dallo stesso ministro Al-Maliki nel discorso di ieri tenuto alla Corte, di ricorrere alla giustizia piuttosto che alla vendetta, per tentare di porre fine, o quanto meno un freno, al conflitto israelo-palestinese.
Per altro verso, la sempre più consolidata posizione della Palestina come Stato, membro della comunità internazionale (si pensi alle precedenti iniziative palestinesi in seno alle Nazioni Unite, al fine di vedersi riconoscere lo status di Stato, o ai recenti voti espressi da svariati parlamenti nazionali in favore della sua statualità).